Storie Web domenica, Giugno 23
Notiziario

I gol di Bastoni e Barella cancellano l’errore clamoroso di Dimarco e piegano l’Albania, illusa dalla rete di Bajrami dopo 23″. Nazionale dominante, il successo le regala un vantaggio per la qualificazione. È in vetta al Girone B con la Spagna, prossimo avversario.

Italia batte Albania 2-1. Anzi, l’ItalInter stende l’Albania 2-1 nella prima partita degli Europei. Nel bene e nel male accanto all’azzurro della Nazionale c’è anche una sfumatura di nero. Dimarco la combina grossa su rimessa laterale, regalando agli avversari il gol più veloce nella storia del torneo. Bastoni e Barella piazzano l’uno-due micidiale che nel primo tempo ribalta il match, riscalda il sangue che nelle vene s’era gelato per quella rete folle presa dopo 23″ e dà una sberla sul muso agli avversari. Peccato solo per la sfortuna (palo di Frattesi, su conclusione smorzata da Strakosha) e per quel pizzico d’imprecisione che impedisce di arrotondare il bottino (Pellegrini, Scamacca, Chiesa sfiorano il tris) Che da quel colpo non si riprenderanno mai, eccezion fatta per qualche frangente della ripresa quando la Nazionale tirerà un po’ il fiato dopo aver dominato a lungo.

La vittoria vale 3 punti pesanti. La Nazionale è lassù, in cima al Girone B assieme alla Spagna (ma con un leggero vantaggio per le Furie Rosse grazie alla differenza reti). Non può crogiolarsi sugli allori perché, se è vero che un successo vale una parte consistente di qualificazione, la prossima sfida contro gli iberici (che hanno tramortito la Croazia) sarà di ben altro spessore tattico, emotivo, tecnico rispetto al debutto con gli albanesi.

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Eccetto il primo minuto, il match è stato a senso unico e non solo per il possesso palla bulgaro (ben oltre il 70%) che ha caratterizzato il gioco degli Azzurri. L’Italia ha messo in mostra già solide certezze: una su tutte, la compattezza di squadra e la personalità alle quali s’è aggrappata dopo aver preso quella rete che poteva essere una mazzata tremenda. Il resto lo hanno fatto le geometrie di un gruppo sul quale Spalletti ha lavorato profondamente perché apprendesse in poco tempo quei concetti che lui più ama: occupazione degli spazi, andare a prendere l’avversario sul “muso”, togliergli il fiato e la possibilità di ragionare, difendere di squadra come fosse una testuggine, muoversi all’unisono, avere la capacità/il guizzo/l’intuizione per ribaltare subito l’inerzia dell’azione.

Finalmente abbiamo visto il vero sistema di gioco dell’Italia agli Europei: non sembra una nazionale

Cosa che con Chiesa tarantolato (anche a destra), gli inserimenti di Pellegrini, Frattesi e il solito movimento da uomo-ovunque di Barella, la presenza scenica di Calafiori (che sul palcoscenico c’è stato senza lasciarsi schiacciare dall’emozione) è riuscita in pieno. E vederla sviluppare le azioni in ampiezza per trovare e affondare il colpo nel lato debole dell’Albania è spettacolo che da tempo non si vedeva. Spalletti si sbraccia e applaude. Si sgola perché chiede a Frattesi di rispettare le consegne. Un po’ si agita perché si accorge che nel secondo tempo ritmo/densità/concentrazione/gamba un po’ fanno difetto ma può essere soddisfatto. Si può fare ancora di più e meglio. Per ora va bene così, con quel brivido lungo la schiena per l’amnesia che nel finale stava portando Manaj (altro ex Inter) a pareggiare.

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L’ItalInter c’è. Da Boninsegna-Burgnich a Bastoni-Barella: due calciatori nerazzurri sono tornati a segnare nella stessa partita con la maglia della Nazionale per la prima volta dopo 54 anni. L’ultima volta risaliva è stato nel 1970, in occasione di quel mitico Italia-Germania 4-3, semifinale del Mondiale 1970. E sarebbero stati tre addirittura Frattesi non avesse colpito il palo. Ma c’è ancora tempo per scrivere un altro capitolo di storia.

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