I primi due progetti segnalati sono un prototipo di batteria allo stato solido ad alta densità energetica e capacità di ricarica in nove minuti, presentato da Samsung, e un prototipo pre-commerciale di batteria agli ioni di potassio prodotto per la prima volta dalla start up americana Group1. La nuova tecnologia presentata dal colosso coreano ha una densità energetica di 500 wattora per chilo, significativamente superiore alla densità energetica media delle attuali celle per batterie, che non superano i 250-300 wattora per chilo, e quindi consentirebbe un’autonomia di oltre 950 chilometri con meno di 10 minuti di ricarica (dal 20% all’80%), aprendo la strada allo sviluppo di camion elettrici a lungo raggio. La cella agli ioni di potassio di Goup1, invece, potrebbe diventare un’alternativa alle batterie agli ioni di litio per applicazioni di rete nel medio termine. Insieme agli ioni di sodio, gli ioni di potassio diventerebbero un’ulteriore fonte di diversificazione, rafforzando la resilienza del mercato delle batterie. Le batterie agli ioni di sodio sono già prodotte a livello industriale e rappresentano un’alternativa promettente, essendo più economiche e meno infiammabili di quelle agli ioni di litio. Bloomberg Nef prevede che i produttori di batterie al sodio, guidati dalla cinese HiNa, inizieranno già quest’anno la produzione su larga scala per l’accumulo in rete.
Produzione di litio da salamoia geotermica
Sul fronte delle batterie agli ioni di litio, invece, la Iea segnala un altro progetto di grande valore strategico, incentrato sull’estrazione della materia prima, e cioè l’avvio con successo della produzione di litio da salamoia geotermica da parte di Vulcan Energy, un’azienda australiana con sede europea in Germania, di cui abbiamo già parlato in queste pagine. In base alle stime dell’European Geothermal Energy Council, disciolto nell’acqua delle salamoie geotermiche europee c’è almeno il 25% del nostro fabbisogno di litio al 2030. Vulcan ha prodotto con successo idrossido di litio per batterie con una tecnologia proprietaria di estrazione diretta del litio da salamoia geotermica e ha già stipulato accordi di fornitura per quattro clienti dei settori automobilistico e chimico (Stellantis, Renault, LG e Umicore). Si stima che l’azienda possa produrre 8mila tonnellate di litio all’anno entro il 2030, praticamente a chilometro zero.
Per gli accumuli di lunga durata, il gas compresso è un altro approccio promettente. La Iea segnala l’italiana Energy Dome, che immagazzina anidride carbonica sotto pressione in caratteristiche cupole bianche. Quando serve produrre energia, il gas viene espanso e fatto passare attraverso una turbina. L’azienda ha già firmato con Engie un contratto pionieristico di fornitura dal suo impianto di Ottana, ma prevede di costruirne un altro negli Stati Uniti. Il sistema sviluppato dalla canadese Hydrostor, invece, utilizza l’aria come fluido di lavoro. L’azienda inizierà quest’anno la costruzione di un grande impianto in Australia e uno ancora più grande è previsto in California.
In sintesi, è in atto una rivoluzione negli accumuli di energia. Le batterie al litio restano dominanti per il momento, ma molte alternative si preparano dietro le quinte, promettendo un’energia più pulita e affidabile in futuro.
@elencomelli