Storie Web martedì, Aprile 29
Notiziario

I rischi di instabilità finanziaria a livello globale sono aumentati dopo l’annuncio, a inizio aprile, dei dazi da parte dell’amministrazione Trump. Anche l’Italia ha risentito degli sviluppi internazionali, alla stregua degli altri paesi europei, ma nonostante ciò la valutazione della Banca d’Italia è che «i rischi per il sistema finanziario italiano restano comunque moderati». E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria dell’istituto di via Nazionale, per il quale il paese può contare su alcuni punti di relativa forza. Tra questi, gli aspetti più rilevanti riguardano le condizioni dei titoli pubblici italiani, che restano favorevoli, nonostante una diminuzione degli scambi sui Btp nella parte di aprile. E ancora: è di supporto «la solidità del sistema bancario – sia in termini di redditività sia di dotazione di capitale – rappresenta un elemento di robustezza». Per Bankitalia la condizione macrofinanziaria del paese rimane caratterizzate da incertezza e da rischi al ribasso. «La crescita resta moderata anche nel triennio 2025-27», prevede l’istituto guidato da Fabio Panetta. E in questo contesto «l’alto livello del debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità». Ma l’Italia non è più nelle condizioni degli anni scorsi: nel 2024 «l’indebitamento pubblico netto è diminuito significativamente in rapporto al prodotto, al 3,4 per cento dal 7,2 per cento. Il saldo primario è tornato in avanzo (0,4 per cento del Pil), per la prima volta dallo scoppio della pandemia», si afferma. Oltre alla posizione netta creditrice verso l’estero, l’Italia beneficia di condizioni favorevoli del mercato del lavoro e della bassa inflazione. Sono considerazione che portano l’istituto di via Nazionale a considerare, quindi, moderati i rischi di stabilità. Ciononostante alcuni aspetti di criticità si profilano all’orizzonte.

Segnali di deterioramento per le imprese, giù la redditività

La situazione delle famiglie non sembra destare particolari preoccupazioni, il punto fragile del paese resta il tessuto produttivo dove, oltre alla contrazione della manifattura da oltre 25 mesi, si aggiunge l’esposizione ai rischi legati a dazi per le imprese che esportano verso gli Stati Uniti. Un rischio che, a cascata, si può ripercuotere sulle banche. Anche se, stando all’analisi della Banca d’Italia, si tratta di eventualità ampiamente gestibili grazie anche alla solidità del settore creditizio Via Nazionale vede segnali di deterioramento per le imprese, connesso con una contrazione della redditività registrata nel corso del 2024. La dinamica dei prestiti alle imprese continua a restare debole, diversificata tra le varie categorie dimensionali e di rischio, e questo è dovuto alla debolezza della domanda per il calo degli investimenti, ma contribuiscono anche politiche di cautela delle banche nell’erogazione dei crediti. La leva finanziaria delle imprese, che rappresenta il livello di indebitamento complessivo rapportato al patrimonio, secondo la Banca d’Italia ha raggiunto nel corso dell’ultimo anno il livello più basso negli ultimi 20 anni.

Per gli istituti di credito previsto aumento marginale degli Npl

Per quanto riguarda le banche, secondo Bankitalia la qualità degli attivi è rimasta stabile nella seconda metà del 2024. Si prevede, però un aumento marginale del tasso di deterioramento dei prestiti nel biennio 2025-2026, a seguito della diminuzione della redditività delle imprese e di un indebolimento del quadro macroeconomico.

Famiglie: nel 2024 la ricchezza delle famiglie si è rafforzata

Tornando alle famiglie, Via Nazionale ritiene che in prospettiva la congiuntura e la crescita debole potrebbero condizionare l’andamento della situazione finanziaria, ma quello che è accaduto nel 2024 è che sono aumentati gli investimenti nel risparmio gestito, sono tornati a crescere i depositi mentre hanno rallentato gli acquisti sui titoli di Stato. «La ricchezza delle famiglie si è nel complesso rafforzata» nella seconda parte dell’anno, si legge nel rapporto, «sia per l’andamento dei mercati finanziari sia per un incremento dei risparmi». L’indebitamento in rapporto al reddito disponibile si è ulteriormente ridotto: ha raggiunto quota 56,1 per cento, inferiore di 30 punti percentuali rispetto alla media Ue. Resta elevata, al 70 per cento, la quota dei mutui a tasso fisso sulle consistenze in essere. Le famiglie detengono una quota consistente di certificates (certificati di investimento, sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati, negoziabili come azioni, che replicano l’andamento di un’attività sottostante come azioni, indici, valute o materie prime), seppure gli acquisti sono progressivamente ridotti e la quota posseduta dal retail si sia stabilizzata a 56 miliardi nel 2024.

Nel 2024 i cripto asset a 3.500 miliardi, poi scesi a 2.700

Un focus del rapporto è dedicato alle criptoattività. Il valore del mercato nel corso del 2024, dopo le elezioni Usa. per poi ridimensionarsi nel primo trimestre del 2025. E’ arrivato fino a 3.500 miliardi di dollari per poi scendere nella prima parte del 2025 a 2.500 miliardi. In questo periodo sono cresciuti gli investimenti in Bitcoin e di criptovalute “non stable”, cioè che non hanno riserve, ad esempio, in valuta, identificate a fronte dei token emessi. Dei 2.500 miliardi di dollari, il 70% è rappresentato da Bitcoin, per un 30% da altri cripto asset e per un 10% da stable coin, per le quali la riserva di attività è in gran parte in valute come il dollaro. Tre quarti delle imprese che le criptoattività sono negli Usa, altre in Cina, Canada e Regno Unito. Gli sviluppi di questo mercato saranno influenzati anche dagli sviluppi del quadro normativo, che secondo Bankitalia è disomogeneo tra le diverse aree economiche. Va ricordato che all’esame del congresso Usa in questa fase sono in discussione alcune proposte di legge che riguardano gli stablecoin.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.