Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

Lo certifica il rapporto dell’Ocse Talis, sul mondo della scuola. La situazione degli insegnanti peggiora con l’avvicinarsi della pensione. E i giovani non vogliono più fare i docenti: le cause sono stress, burocrazia e una percezione negativa del mestiere da parte della società.

Gli insegnanti italiani non sono il fanalino di coda d’Europa in termini di stipendio. Questo è ciò che emerge dall’ultimo rapporto dell’Ocse, Talis (Teaching and Learning International Survey, il sondaggio volto a valutare il tenore di vita e le condizioni di lavoro degli insegnanti). Il report si sofferma sull’effetto degli ultimi aumenti sulla retribuzione e sul potere d’acquisto degli insegnanti in Italia. Ora il Belpaese è quarto tra gli Stati dell’Ocse.

La nuova classifica per l’Italia

In Italia lo stipendio annuo di un insegnante è in media di 28.113 euro: un passo in avanti, che porta i docenti italiani a guadagnare più dei colleghi francesi, finlandesi e portoghesi, dietro solo ad Austria, Spagna e Svezia. Dopo quindici anni di servizio, per gli insegnati la situazione migliora ancora: con 37.139 euro annui, i docenti italiani sono sul gradino più basso del podio. La vera sfida, tuttavia, è nel miglioramento delle condizioni per chi si avvicina alla pensione. In questa classifica, infatti, l’Italia perde posizioni: gli ultimi stipendi si attestano a una media di 43.407 euro annui (prima è sempre l’Austria, con oltre 60mila euro).

D’altra parte, oltre un milione e trecentomila lavoratrici e lavoratori hanno potuto fare affidamento su un nuovo contratto collettivo, rinnovato dopo anni di attesa. Il Ccnl 2019-2021, come si intuisce dal nome, sarebbe dovuto subentrare al vecchio contratto scaduto già da diversi anni, ma ha previsto un miglioramento delle condizioni retributive per gli insegnanti: dallo scorso 18 gennaio, quando è stato sottoscritto, il rinnovo ha portato ad aumenti medi di 124 euro mensili.

Mari (Avs) a Fanpage.it: “In Italia si lavora troppo per stipendi bassi, serve la settimana corta”

Il miglioramento degli stipendi e delle condizioni di lavoro, però, è limitato e procede lentamente. Anche per questo il mestiere risulta poco attrattivo: secondo gli intervistati, infatti, la percezione è quella di uno scarso apprezzamento da parte della società. Una condizione che non aiuterebbe ad avvicinarsi alla professione, anche in vista dello stress: secondo lo studio, infatti, l’impegno dall’attività in aula in Italia è un fattore demotivante più che altrove. Non è l’unico, però: l’Italia è anche uno dei Paesi in cui la burocrazia pesa di più nel mondo della scuola e che dà più grattacapi agli insegnanti.

In Italia a insegnare sono soprattutto donne vicine alla pensione

Il rapporto Ocse Talis, infine, mette in evidenza un aspetto molto significativo nella percezione della professione di insegnante: uno squilibrio di genere particolarmente pesante. Il corpo docente, infatti, in Italia è formato prevalentemente da donne in età avanzata. Lo stereotipo che vorrebbe la donna più vicina e adatta a lavori di cura e nell’ambito educativo, secondo il report, è ancora molto forte.

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