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Notiziario

I francesi dicono: creare l’assenza. Far mancare il prodotto per sostenere i prezzi o, meglio ancora, innalzare il posizionamento. Un’operazione che negli ultimi anni, grazie al vero e proprio “buco” produttivo spagnolo di ormai due stagioni fa, è riuscita anche all’olio extravergine d’oliva. Che da quella stagione ha ottenuto un posizionamento di prezzo molto migliore del passato. Nella grande distribuzione per miscele di extravergine si è raggiunto (e mantenuto a lungo) un prezzo attorno ai 10 euro al litro.

Ora però con il ritorno a condizioni di mercato e di offerta nella norma c’è il forte rischio – attraverso la pratica delle vendite sottocosto – di un rientro dei listini su livelli “svilenti” per un prodotto di qualità (e dalle molteplici valenze) quale l’olio extravergine d’oliva.

È il senso dell’allarme lanciato da Assitol (l’associazione delle industrie olearie italiane). «Basta con il sottocosto – hanno spiegato all’Assitol – e sì invece alla valorizzazione dell’extravergine d’oliva. Coinvolgendo l’intera filiera, non solo la sua componente agricola ma anche la grande distribuzione e la ristorazione». Uno dei primi effetti del ritorno ad uno scenario produttivo più equilibrato è proprio il ritorno in auge delle vendite sottocosto.

La normativa italiana consente la commercializzazione dell’extra vergine ad un prezzo inferiore rispetto al suo costo soltanto una volta l’anno. Ma la realtà è molto diversa: da anni, si assiste al ricorso alle promozioni in modo indiscriminato, senza alcun riguardo per la stagionalità e con ampia discrezionalità da parte della grande distribuzione.

«L’olio d’oliva non è una commodity, né un condimento qualsiasi – sottolinea la presidnete Anna Cane -. Ma un prodotto essenziale per la salute dei consumatori. In questa campagna, che si annuncia in crescita, dopo anni di siccità e calo di produzione, è giusto ribadirlo per sensibilizzare tutto il comparto”.A causa delle continue promozioni – aggiungono ancora all’Assitol – i consumatori si sono abituati a cercare sempre più il prodotto sottocosto, senza pensare al reale valore dell’extra vergine ed a tutti i suoi elementi distintivi rispetto agli altri prodotti alimentari.

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