La legge di bilancio per il 2025 conterrà anche uno stanziamento da 1,5 miliardi di euro in più per il Ponte sullo Stretto. Lo prevede un emendamento della Lega. Così, i fondi complessivi per l’opera superano i 13 miliardi di euro, di cui quasi la metà a carico delle Regioni.
Soldi in più per il Ponte sullo Stretto di Messina: un emendamento della Lega che ha ricevuto il via libera dalla commissione Bilancio della Camera prevede uno stanziamento aggiuntivo di circa 1,5 miliardi di euro. I soldi verranno dal Fondo sviluppo e coesione, cioè dai fondi europei rivolti in buona parte alle Regioni. Lo stesso emendamento assegna un miliardo di euro ai lavori per la Tav e uno a Ferrovie dello Stato per progetti collegati al Pnrr, oltre a somme minori per altre infrastrutture.
La manovra dello scorso anno aveva messo da parte circa 11,6 miliardi di euro in tutto per l’opera, fino al 2032. La legge di bilancio 2025, invece, cambia le cose. Innanzitutto, la parte di spesa a carico dello Stato diminuisce: non più 9,3 miliardi, ma ‘solo’ 7 miliardi. Allo stesso tempo, però, aumentano i soldi presi dal Fondo sviluppo e coesione, che è dedicato in buona parte alle Regioni: 3,9 miliardi di euro in più.
Facendo i calcoli, quindi, i fondi in più equivalgono a circa 1,5 miliardi di euro. Il tutto comunque resta sempre “nelle more dell’individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato”. Insomma, il governo continuerà a cercare altre fonti di finanziamento, ad esempio i privati.
Bonus fino a 200 euro per l’acquisto di nuovi elettrodomestici: la novità in manovra
Il costo complessivo dell’opera, guardando ai soldi stanziati, è quindi di oltre 13 miliardi di euro. Una stima in linea con quella comunicata dal governo lo scorso anno, di circa 13,5 miliardi di euro.
Previsione che però sembrerebbe essere sottostimata, se si considerano anche i costi tecnici per adeguare i progetti. E senza contare le infrastrutture collegate al Ponte, come treni e strade: non a caso, la manovra 2025 stanzia anche 500 milioni di euro per le “opere connesse alla realizzazione” del Ponte.
Al momento, quindi, il quadro è questo: lo Stato è chiamato a versare, da qui al 2032, circa 7 miliardi di euro. A Calabria e Sicilia saranno sottratti 1,6 miliardi di euro, mentre alle altre Regioni poco più di 700 milioni di euro in tutto. In più, è arrivata la nuova ‘iniezione’ di 3,9 miliardi, sempre a pesare sul Fondo sviluppo e coesione dedicato alle Regioni.
Quest’ultima somma, si legge in manovra, sarà sbloccata e assegnata dal Cipess (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) quando darà il via libera al progetto. Toccherà sempre al comitato stabilire la divisione in anni dei 3,9 miliardi, e le modalità per il loro utilizzo. Dopodiché, ogni anno il ministero dei Trasporti sarà tenuto ad aggiornare ogni anno con una relazione il Cipess, facendo sapere a che punto sono i lavori e se la previsione dei costi è cambiata.
Proprio al Cipess, ora, spetta il compito di completare il prossimo passaggio tecnico del progetto del Ponte. Toccherà al comitato dare l’approvazione definitiva all’opera per come è stata progettata. Una riunione per arrivare alla decisione dovrebbe tenersi entro la fine del 2024, o al massimo all’inizio del prossimo anno. È piuttosto chiaro, ormai, che la promessa sbandierata dal ministro Salvini di iniziare i lavori per il Ponte entro l’anno non sarà mantenuta.
Nel frattempo, non si fermano le critiche al progetto. Il rapporto Pendolaria di Legambiente, pubblicato oggi, ha osservato che “oltre l’87% degli stanziamenti infrastrutturali fino al 2038 sono dedicati al Ponte sullo Stretto di Messina”, definendo la cosa “drammatica”. Il motivo è che questa attenzione alle grandi opere “distoglie l’attenzione dai veri problemi di chi viaggia in treno ogni giorno“, ha affermato l’organizzazione. In più, “il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina sta drenando risorse fondamentali per il Sud”.