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Papa Francesco nominato un nuovo amministratore per il Fondo pensioni del Vaticano, e in una lettera ai cardinali ha detto che servono “provvedimenti strutturali urgenti”. Il problema, ha detto, è che il sistema attuale non può garantire le pensioni “per le generazioni future”.

Il Fondo pensioni del Vaticano è in crisi, e ha bisogno di riforme immediate e profonde. A dirlo è stato papa Francesco, in una lettera inviata al Collegio dei cardinali e alle istituzioni della Curia. Ci sono “problematiche serie e complesse che rischiano di aggravarsi se non trattate tempestivamente”. Per questo, è arrivata la nomina del cardinale statunitense Kevin Farrell come nuovo Amministratore unico del Fondo pensioni. Una scelta che è “un passo essenziale per rispondere alle sfide che il nostro sistema previdenziale deve affrontare in futuro”.

D’altra parte, il Fondo è stato un “argomento al centro della ‘preoccupazione’ dei pontefici che si sono succeduti sin dalla sua istituzione”, ha scritto il papa. Un gioco di parole, perché a creare il Fondo nel 1992 fu Giovanni Paolo II, con un motu proprio che si chiamava proprio “La preoccupazione”.

Il punto è che il sistema dovrebbe “assolvere alla responsabilità morale di erogare prestazioni dignitose a quanti ne hanno diritto”. Ma “differenti studi” hanno attestato che “l’attuale gestione pensionistica” crea un “importante disavanzo”. Ovvero, è in perdita. Ora è emerso che questo squilibrio “tende ad ampliarsi nel tempo in assenza di interventi”. Concretamente, al momento il sistema “non è in grado di garantire nel medio termine l’assolvimento dell’obbligo pensionistico per le generazioni future”.

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Per questo servono “provvedimenti strutturali urgenti, non più rinviabili, per conseguire la sostenibilità del Fondo Pensioni, nel contesto più generale delle limitate risorse disponibili dell’intera organizzazione, e un’appropriata copertura previdenziale per i dipendenti presenti e futuri“. Serviranno “decisioni non facili”, ha detto papa Francesco, che richiederanno “disponibilità al sacrificio da parte di tutti”.

Con la nomina ad amministratore del fondo, il cardinale Farrell raccoglie un altro ruolo di potere significativo. È già il Camerlengo, cioè il cardinale che in caso di morte o dimissioni del pontefice gestisce i palazzi apostolici e il conclave. Ma è anche presidente della commissione per gli Investimenti e di quella per le Materie riservate, mentre da gennaio guiderà la Corte di cassazione.

Negli scorsi mesi sono già arrivate altre misure per riportare in ordine i fondi vaticani. Ad esempio, un taglio del 10% degli stipendi per i cardinali, pari a circa 500-550 euro al mese. D’altra parte, il 16 settembre Bergoglio aveva parlato della necessità di raggiungere il “deficit zero”, che significa per forza aumentare le entrate oppure ridurre le spese.

A ribellarsi, dopo questa dichiarazione, sono stati i dipendenti laici del Vaticano. Con una comunicazione pubblicata sul loro sito, hanno lamentato che “i dati” sul Fondo pensioni “non sono pubblici”. Un problema, perché “bisognerebbe capire come vengono amministrate le trattenute in busta paga a carico dei dipendenti”. Attualmente, invece, “chi certifica un eventuale passivo?”, hanno chiesto.

La “stragrande maggioranza dei dipendenti vaticani ha già tirato la cinghia“, hanno scritto, e il taglio “di un biennio per tanti avrà un effetto pesante: anche 20mila euro a fine carriera”. Per di più, “i salari non sono stati indicizzati al costo della vita, mentre l’aumento degli affitti degli immobili vaticani è stato rapportato all’inflazione”.

I dipendenti hanno anche chiesto: “Se si vuole ora intervenire sulle pensioni, allora quali risultati ha avuto la riforma finanziaria avviata quattro anni fa?”. E hanno concluso dicendo essere “esausti di tagli e soprattutto di mancate risposte”.

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