Storie Web sabato, Giugno 7
Notiziario

La notizia diffusa ieri dall’agenzia Reuters non deve sorprendere più di tanto. O meglio. L’indiscrezione (pubblicata in anteprima dal portale americano The Information, citando una fonte a conoscenza della questione) che vede Amazon al lavoro per sviluppare un software per robot umanoidi non è in sé una novità, vista l’attenzione che il colosso di Seattle sta riservando alle tecnologie che rimandano all’uso su larga scala dell’intelligenza artificiale. Il fatto che questi robot possano sostituire completamente i corrieri nelle consegne apre ancora una volta il fronte sul dibattito dell’impatto dell’AI sul lavoro e sulle attività umane. Di conferme ufficiali in merito a questo rapporto non ce ne sono ma, stando a quanto riportato da Reuters, Amazon starebbe completando la costruzione di un vero e proprio “parco umanoide”, e più precisamente un percorso a ostacoli indoor presso una delle sedi dell’azienda a San Francisco dove le macchine saranno addestrate a navigare in ambienti complessi grazie a software di intelligenza artificiale sviluppati internamente e ad hardware fornito da aziende terze, tra cui la cinese Unitree e la statunitense Agility Robotics. Quest’ultima, e non è un particolare di poco conto, ha già collaborato con l’azienda di Jeff Bezos per Digit, un androide bipede in grado di sollevare e trasportare oggetti fino a 35 kg all’interno di magazzini.

Un nuovo capitolo nell’innovazione elle consegne

Amazon sta dunque compiendo un ulteriore passo verso l’automazione delle consegne e al di là del nuovo parco per testare le capacità dei robot umanoidi risale ai giorni scorsi una dimostrazione pubblica di come tutta la filiera della delivery (macchine, corrieri e centri di distribuzione) beneficerà progressivamente di un significativo apporto di intelligenza artificiale con l’intento di accelerare ulteriormente le tempistiche di recapito dei pacchi. L’obiettivo prossimo venturo, stando a quanto riportato da The Information, è infatti quello di integrare i robot con la flotta di furgoni elettrici Rivian di Amazon, ospitandoli a bordo e incaricandoli di effettuare la consegna direttamente alla porta di casa (o dell’ufficio) dei clienti. Quanto impatterà la presenza degli umanoidi sul futuro dell’occupazione? La domanda è lecita ma non ha una facile risposta e in proposito Amazon continua a ripetere che l’automazione mira a “liberare” i dipendenti da compiti ripetitivi, permettendo loro di concentrarsi su attività a maggiore valore aggiunto.

I numeri di un futuro sempre più automatizzato

Ciò che appare evidente a molti addetti ai lavori è in ogni caso la strategia ad ampio spettro di Amazon per automatizzare la logistica, strategia di cui è parte integrante anche il servizio di consegna con droni Prime Air, la cui implementazione è ancora in fase sperimentale e limitata a due sole località degli Stati Uniti, in Texas e Arizona, con un numero di consegne molto inferiore (si parla di qualche centinaio, rispetto alle preventivate diverse migliaia) all’obiettivo iniziale. Gisuto un paio di settimane fa, per contro, la FAA, l’autorità che vigila e regola ogni aspetto dell’aviazione civile negli Usa, ha rilasciato ad Amazon l’autorizzazione per far trasportare ai propri droni MK30 anche colli contenenti batterie agli ioni di litio, e quindi la facoltà di spedire per via aerea anche dispositivi di elettronica di consumo come smartphone, smartwatch, tablet, Kindle, telecomandi e altri prodotti ancora, fermo restando il limite di carico intorno ai 2,2 kg. Lo scorso dicembre, invece, è stato invece completato con successo nei cieli abruzzesi (Amazon ha un deposito di smistamento e un centro di distribuzione in provincia di Chieti) il primo test di volo per le consegne via drone in Europa. Segno che la volontà di portare il servizio anche da questa parte dell’Oceano è ancora viva e interessa, oltre l’Italia, anche il Regno Unito.

E se i numeri del servizio Prime Air sono ancora modesti, è decisamente di un’altra portata quello dei robot attualmente già impiegati nei magazzini e nei centri logistici del colosso dell’e-commerce. Secondo varie stime sono circa oltre 750mila a livello globale (rispetto ai 350mila del 2021) e svolgono compiti quali il trasporto di scaffali e la selezione e l’imballaggio di articoli, operando in sinergia con i dipendenti umani.

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