Rastrellando alcuni avanzi di bilancio, il ministero delle Imprese e del made in Italy incrementa le risorse a disposizione della filiera dell’automotive. E si prepara a destinarne una parte anche a investimenti di diversificazione produttiva, per il passaggio ad esempio alla componentistica per l’aerospazio e la difesa. Nel tavolo che si è svolto oggi 14 marzo, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha parlato di 2,5 miliardi di euro nel triennio, di cui 1,6 miliardi per il 2025, una dote che però, almeno per una quota, include altre filiere strategiche.
Le misure
A dicembre, dopo l’intesa con Stellantis, si era invece discusso di 1,6 miliardi nel triennio. La differenza arriva in gran parte dalla rinuncia di Stellantis ai contratti di sviluppo che erano in negoziazione e da avanzi delle campagne Ecobonus degli anni 2023 e 2024. Nel pacchetto da 2,5 miliardi rientrano circa 1 miliardo di Accordi per l’innovazione, 870 milioni di contratti di sviluppo e 220 milioni di “mini contratti di sviluppo”, ma in tutti questi casi le risorse andranno ripartite con altre filiere.
Poi ci sono – ed è la misura nuova tra tutte quelle presentate – 2o0 milioni per sostenere il credito d’imposta sulle spese di ricerca e innovazione, misura chiesta a gran voce dalle imprese dell’indotto e dall’Anfia. Si tratta di un intervento ancora allo studio, insieme all’associazione dei componentisti, ma che nell’ambito del bonus ricerca e sviluppo dovrebbe portare al riconoscimento diretto di alcune attività vincolate al settore. «Ci impegneremo per far sì che diventi un volano di innovazione per le nostre imprese» scrive in una nota Anfia che ieri ha diffuso il dato sulla produzione del settore a gennaio: la produzione di autovetture si è fermata a quota 10.800 unità, il 63,4% in meno del 2023 mentre l’intero comparto si è contratto del 25,3%.
Stop all’Ecobonus
«Non rinnoveremo più l’Ecobonus, inefficace su scala nazionale» ha detto Urso, rinviando su questo fronte al Piano automotive della Ue. «Abbiamo chiesto per primi all’Europa un piano incentivi alla domanda a livello europeo, per sostenere in modo omogeneo e costante l’acquisto di veicoli ecologicamente sostenibili, non necessariamente elettrici. Per quanto ci riguarda le risorse pubbliche, a cui Stellantis ha deciso di rinunciare, andranno prevalentemente al sostegno degli investimenti delle imprese della componentistica anche ai fini della diversificazione produttiva verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza».
Nella seconda parte dell’anno dovrebbe comunque partire un intervento a sostegno della domanda sotto forma di Leasing sociale: si tratterebbe un contributo alle persone fisiche che stipulano un contratto di noleggio a lungo termine per la locazione di durata non inferiore a 3 anni di veicoli a basse emissioni, che saranno individuati in un secondo momento. Una misura, a dir la verità, di cui si era già parlato l’anno scorso, ma che non è stata implementata.