Le piattaforme per affitti brevi Airbnb e Booking finiscono sotto accusa in Europa per gli annunci di alloggi nelle colonie israeliane, considerate illegali, nei territori palestinesi.
In Irlanda, dove Airbnb ha la sede centrale per Europa e Medio Oriente, l’Alta Corte ha annullato la decisione della polizia di non aprire un’indagine sulla legalità delle operazioni negli insediamenti israeliani della Cisgiordania occupata. I giudici hanno respinto l’argomentazione secondo cui la polizia non avrebbe giurisdizione, chiarendo allo stesso tempo che la sentenza non implica l’avvio automatico di un’indagine, ma obbliga a riesaminare la questione.
Il caso è stato sollevato da Sadaka, un’organizzazione non governativa irlandese-palestinese, che aveva chiesto di verificare se Airbnb avesse violato la legge irlandese operando negli insediamenti. L’ong aveva definito la decisione della polizia di non avviare le verifiche «legalmente errata e irrazionale».
La posizione di Airbnb
Nel 2019 Airbnb aveva spiegato che, pur consentendo la pubblicazione di annunci in tutta la Cisgiordania, non trae profitti da queste attività e non ha mai boicottato né Israele né imprese israeliane.
Il rapporto Onu
Oltre 150 aziende, tra cui Airbnb, Booking.com, Expedia e TripAdvisor, operano negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, considerati illegali dalle Nazioni Unite, come evidenziato in un rapporto dell’ufficio per i diritti umani pubblicato a settembre.