Quello sulle accise è un «riallineamento e non un aumento», come ha tenuto a sottolineare più di un esponente del Governo durante la lunga vigilia dell’intervento, finito nel testo finale del decreto legislativo che attua sul tema la delega fiscale e ieri ha ottenuto il «sì» definitivo in consiglio dei ministri. Fatto sta che le accise si «allineano» ma il gettito aumenta.
Le entrate extra
Lo certifica lo stesso provvedimento, che destina espressamente «le maggiori risorse derivanti dalle variazioni delle aliquote» al fondo nazionale per il trasporto pubblico e al fondo per la delega (articolo 3, comma 6 del decreto). Nel primo caso, i nuovi fondi serviranno a chiudere il rinnovo contrattuale degli autoferrontranvieri che si è incagliato da mesi proprio sull’ostacolo delle risorse giudicate insufficienti dai sindacati del settore, come sa bene chi nelle città italiane ha dovuto affrontare i tanti scioperi di questo inverno. Per quel che riguarda la seconda quota, invece, chi guida un’auto diesel e si vedrà crescere il conto al distributore potrà considerare l’extracosto come una sorta di acconto di benefici fiscali attesi con le prossime tappe nell’attuazione della riforma. Ma al momento questa è una scommessa al buio, perché occorrerà vedere platea e peso specifico delle nuove misure, chiamate a farsi largo in un quadro di conti pubblici reso ogni giorno più incerto dalle guerre commerciali e dalle incognite internazionali che pesano sulle ambizioni di crescita.
Carta che vince, carta che perde
Più chiaro, invece, è il conto in arrivo per chi al distributore chiede gasolio e, specularmente, lo sconto rispetto a oggi per chi invece guida auto a benzina. Vediamo come.
Punto primo: il meccanismo tracciato dal decreto prevede un aumento delle accise sul gasolio e una riduzione equivalente di quelle applicate alla benzina. Oggi l’accisa sulla benzina è di 72,8 centesimi al litro, quella sul gasolio è di 61,7 centesimi. La distanza è di 11,1 centesimi, quindi l’incontro a metà strada dovrebbe avvenire a quota 67,25 centesimi, con un aumento di 5,55 centesimi per il gasolio e una riduzione equivalente per la benzina. Per arrivare al traguardo, spiega sempre il decreto, ci vorranno cinque anni a partire da ora, con un aumento annuale compreso fra 1 e 1,5 centesimi.
Punto secondo: aumenti sul gasolio e sconti sulla benzina sono equivalenti, ma il gioco non è a somma zero perché il gasolio è venduto molto più della benzina. Nel 2024, come si può calcolare dai dati dell’Unem (l’ex Unione petrolifera) in attesa della relazione tecnica al decreto, sono stati acquistati quasi 28,8 miliardi di litri di gasolio, e 12,3 miliardi di litri di benzina. Ecco perché una carta si muove all’insù, l’altra si muove all’ingiù, ma il banco vince.
I numeri in gioco
Con i consumi dello scorso anno, ogni ritocco di un centesimo vale circa 165 milioni all’anno, che sono il saldo fra i 288 milioni in più pagati sul gasolio e i 123 in meno versati sulla benzina. Al termine dell’allineamento, fa 1,1 miliardi di gettito aggiuntivo, che sono la differenza fra gli 1,93 miliardi in più caricati sul gasolio e gli 830 milioni in meno prelevati dalla benzina. Dal conto andranno però sottratti il gasolio impiegato in agricoltura e i biocarburanti, che manterranno l’aliquota ridotta. Il contratto degli autoferrotranvieri, con un fabbisogno a regime di 500 milioni, è destinato ad assorbire circa metà delle nuove entrate
Corollario: L’arrivo del decreto in Gazzetta Ufficiale chiuderà l’ennesimo cortocircuito politico. Perché la maggioranza in campagna elettorale aveva promesso riduzioni o abolizioni delle accise, e si trova ora ad attuare l’addio a un «sussidio ambientalmente dannoso» come chiesto dalle indicazioni Ue recepite del resto nel Piano strutturale di bilancio. L’opposizione, dopo anni di proposte di tagli ai sussidi dannosi per finanziare questa o quella spesa, ha invece tuonato contro «l’aumento di tasse» deciso dal Governo. La realtà, intanto, segue la propria strada.