Una tecnologia «ad alto impatto» che però non è destinata a «distruggere o cambiare radicalmente il settore». Che «non soppianterà gli esseri umani nelle loro attività», ma ne potenzierà l’operato. Non senza rischi. Tra questi, un digital divide potenzialmente enorme: «Quello tra le persone che la sapranno usare e le persone che, invece, non avranno questa competenza». A parlare di intelligenza artificiale sul palco della sedicesima edizione del Luxury Summit è stato Andrea Ruzzi, responsabile Consumer and Manufacturing di Accenture Italia. Il manager si è soffermato sulle tipologie di intelligenza artificiale che sono attualmente in uso nel mondo della moda. L’Intelligenza artificiale generativa, per esempio: «Non c’è stato un utilizzo esplosivo di questa tecnologia nello sviluppo del prodotto – ha spiegato Ruzzi, che al Luxury Summit del 2024 aveva anticipato alcune delle tendenze che osserviamo oggi –, ma viene impiegata molto nell’ottimizzazione del ciclo di vita dei prototipi. Realizzarli può costare anche decine di milioni di euro e spesso anche l’80% dei campioni poi non viene prodotto. L’intelligenza artificiale, in questo senso, risponde all’esigenza dell’impresa di un efficientamento economico». C’è poi l’impatto sulla creatività: «Sono sempre più diffusi i servizi fotografici “ibridi” in cui il prodotto viene sì fotografato ma l’Ia generativa poi crea un contesto nel quale inserire l’immagine del prodotto. E il costo del servizio cala di un 30 per cento».
La prossima frontiera, tuttavia, non è più l’intelligenza artificiale generativa, bensì quella agentica: «Gli agenti Ia non si limitano a generare contenuti: agiscono, apprendono e si adattano – ha sottolineato Ruzzi –. Sono capaci di pianificare, ricordare interazioni e reagire in tempo reale, in modo continuativo». Le applicazioni pratiche sarebbero diverse: «Dalla pianificazione di un viaggio, con un agente che si occupa dell’agenda delle tappe e interagisce con un altro agente che, invece, fa le prenotazioni».
Nel fashion, concretamente, questo tipo di tecnologia potrebbe garantire un coordinamento intelligente tra merchandising, produzione, distribuzione. E non solo: «l’Ia Agentica potrebbe anche aiutare a gestire le emergenze che possono accadere, magari collegate alle questioni geopolitiche o a episodi come il black out che si è verificato di recente in Spagna».
C’è poi allo studio un ulteriore step di sviluppo: l’Ia applicata al mondo fisico. «È qualcosa su cui si sta già lavorando – ha raccontato Ruzzi – : nella logistica distributiva, per esempio, stanno cercando di inserire l’intelligenza artificiale nei robot consentendo loro di avere coscienza spaziale e di saper relazionarsi in maniera fluida con gli oggetti che li circondano».
Le potenziali applicazioni nella moda, anche qui, sono diverse: dalla logistica al controllo qualità, fino all’assistenza nei magazzini non automatizzati.