Una necropoli romana appartenente all’antica Liternum, oggi nel territorio di Giugliano in Campania: trovata anche una possibile tomba di un gladiatore.
Una grande necropoli romana, con tombe quasi intatte e uno scheletro, parzialmente conservato, di un uomo che forse fu un gladiatore. La scoperta, sensazionale, arriva da Giugliano in Campania, nel cuore dell’antica Liternum di epoca romana e a due passi dai luoghi dove sorgevano Foro e Anfiteatro della cittadina nota anche per essere stata il luogo dove morì Publio Cornelio Scipione Africano Maggiore nel 183 dopo Cristo. Scavi che sono stati diretti dall’archeologa Simona Formola.
Nel dettaglio, sono emersi due recinti funerari separati da uno spazio chiuso, ed un pozzo in muratura molto profondo. Uno di questi recinti conserva al centro un mausoleo quadrangolare in opera reticolata di cubilia in tufo grigio di 3 metri per lato, rasato in superficie, con nicchie intonacate lungo i lati per ospitare urne cinerarie. Inoltre, intorno ai setti murari sono state individuate una ventina di tombe della tipologia a cappuccina, che testimonierebbero una continuità d’uso dell’area dalla fine del I sec. a.C. fino alla media età imperiale (II-III sec. d.C.), così come mostrerebbero anche alcuni oggetti di corredo (monete, lucerne e piccoli vasi) raccolti nelle sepolture. Tra i ritrovamenti più rilevanti, fa sapere la Sovrintendenza, spiccano diverse iscrizioni funerarie in marmo, alcune delle quali integre, tra cui se ne segnala una che reca l’epitaffio di un gladiatore, documento prezioso per la comprensione del ruolo e della memoria di questi combattenti nella società romana.
“Il territorio di Giugliano sta vivendo un momento particolarmente fecondo dal punto di vista della ricerca archeologica, prima con la scoperta della Tomba del Cerbero ed ora con questa necropoli che, grazie anche all’ottimo stato di conservazione delle strutture murarie e delle sepolture, aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze relative alla vicenda insediativa della colonia di Liternum”, ha spiegato il Soprintendente Mariano Nuzzo, aggiungendo che questa scoperta “costituisce un’opportunità unica per approfondire lo studio della civiltà antica, e del contesto storico e culturale dell’epoca”.