Tutte le forze politiche, in via preventiva, affermano che il voto amministrativo è ben lontano dall’essere un test elettorale in chiave politica nazionale. Però poi, alla fine, i voti che escono dalle urne vengono letti, riletti, elaborati – e lanciano alle forze politiche, a seconda del risultato, messaggi di allarme o di speranza, Così accade anche per l’ultima tornata elettorale.
La parola d’ordine nel Centrodestra: minimizzare, respingere ogni lettura “nazionale”
Questa la lettura offerta all’esterno. Ma all’interno del governo e della maggioranza brucia aver perso al primo turno a Genova, dove più di un leader si era sbilanciato su una vittoria senza ballottaggio. Un bilancio negativo, nei 4 capoluoghi al voto, in cui entra anche la sconfitta a Ravenna, meno sorprendente in quanto roccaforte rossa, e in cui vanno considerati anche i risultati parziali di Taranto e Matera, perché nemmeno là è andata come si sperava nel centrodestra.
I primi exit poll sono arrivati mentre la presidente del Consiglio e i suoi vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, concludevano uno dei loro consueti pranzi di lavoro a Palazzo Chigi. Un’ora e mezza di confronto dopo una settimana decisamente complessa sul fronte internazionale e interno, con nuove frizioni fra alleati (in particolare tra il leader di FI e quello leghista).
Giovanni Donzelli responsabile organizzazione FdI (rainews)
Per l’intero pomeriggio l’esultanza del centrosinistra è andata in scena senza contraltare. All’ora di cena i primi commenti della maggioranza. Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia ammette il “dispiacere” per Genova, ma sottolinea che “in ogni caso il centrodestra cresce e continua a prevalere diffusamente e in diverse circostanze”. Da Forza Italia Maurizio Gasparri rimarca soprattutto che “il centrodestra va al ballottaggio in città da tempo governate dalla sinistra con nostre ampie possibilità di vittoria”. “Un piccolo test con risultati in chiaroscuro”, è la sintesi del leader di Noi moderati Maurizio Lupi.
Le divisioni pericolose per le prossime regionali
Nessuno si spinge a parlare di allarme per il governo. Ma di certo il voto locale può aiutare a ricordare che non si può considerare blindato il consenso di cui gode il governo, praticamente intatto da due anni e mezzo. Molto più indicativo, è la convinzione diffusa nel governo, si annuncia l’appuntamento con le regionali. Fra non molto i leader dovranno definire la strategia per la scelta dei candidati. A partire dal Veneto. Una debacle in quel caso potrebbe avere seri effetti. Uno scenario in cui da qualche tempo è partito il lavorio dietro le quinte per rivedere la legge elettorale. Intanto si dovrà però aprire una riflessione, secondo le prime analisi che si fanno dietro le quinte, sulla scelta di alcuni candidati e sulla necessità di andare sui territori a raccontare meglio l’attività del governo.

Luca Zaia, Presidente del Veneto (ansa)
Nel Centrosinistra lo sguardo si spinge alle politiche del 2027
Ravenna era in conto, ma Genova mica tanto. E infatti è stata la città ligure a dare la cifra della tornata elettorale. Anche perché, fra i quattro capoluoghi al voto, era l’unico reduce da una giunta di centrodestra e l’unico in cui entrambe le coalizioni si sono presentate unite. Così, la vittoria della candidata del campo largo Silvia Salis già al primo turno ha dato il via ai festeggiamenti dei partiti che si oppongono al governo di Giorgia Meloni. Lo sguardo è alle politiche del 2027.
“Ormai è chiaro – ha commentato la segretaria Pd Elly Schlein – il centrodestra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni”. “Due straordinarie vittorie al primo turno a Genova e a Ravenna, con Silvia Salis e Alessandro Barattoni – ha aggiunto Schlein – con il Pd che cresce di 8 punti rispetto alle ultime elezioni ed è primo partito”.

La segretaria del Pd Elly Schlein alla Festa dell’ Unità in Toscana (ansa)
“Per vincere le politiche serve unità”
La partita fra le opposizioni torna a giocarsi sulla dimensione del campo largo. Non a caso, il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha puntato sul profilo civico della neo sindaca di Genova: “La sua vittoria è la dimostrazione che progetti nati dal basso ed inclusivi delle proposte della società civile sono percepiti dai cittadini come meritori di fiducia”. Mentre Schlein ha ribadito: “Essere testardamente unitari non è una tesi o un dibattito politologico, ma un dato oggettivo: uniti si vince”.
Questa volta non è stato così ovunque: la coalizione si è presentata al completo a Genova e a Ravenna, mentre il Movimento 5 stelle è andato da solo (senza arrivare ai ballottaggi) a Taranto e a Matera. Il presidente di Italia Viva Matteo Renzi ne ha approfittato per una stoccata a Conte: “Se il centrosinistra non mette i veti, succede che vince”, ha detto riferendosi al voto di ottobre, quando il M5s non ha voluto Italia viva in coalizione nella sfida del governatore, poi vinta sul filo dal candidato di centrodestra Marco Bucci contro quello di centrosinistra Andrea Orlando.

Giuseppe Conte a NOVA – Assemblea costituente M5S (Ansa)
Dichiarazione timidamente unitaria anche dal segretario di Azione, Carlo Calenda: “Quando si presentano candidati riformisti, concreti e competenti, il consenso arriva”. I leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, guardano già alle politiche: “La destra si può battere, Giorgia Meloni è minoranza nel paese. Noi, che siamo testardamente unitari, continueremo a batterci perché dopo Genova si possa liberare presto l’Italia”. petenti, il consenso arriva”. I leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, guardano già alle politiche: “La destra si può battere, Giorgia Meloni è minoranza nel paese. Noi, che siamo testardamente unitari, continueremo a batterci perché dopo Genova si possa liberare presto l’Italia”.