Storie Web lunedì, Dicembre 23
Notiziario

«Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, sono sufficienti, e credo che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza». Lo spiega in un’intervista al Corriere della sera Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati che annuncia che non si presenterà alle elezioni per il vertice del sindacato delle toghe, lasciandone la guida.

Sono i giorni delle polemiche dopo l’assoluzione di Matteo Salvini a Palermo e il proscioglimento di Matteo Renzi a Firenze. Queste sentenze dicono «che i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi – prosegue -. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne».

Anche gli avvocati delle Camere penali hanno parlato di «uso politico dello strumento giudiziario». Un’affermazione che lascia «basito» Santalucia che invita «i rappresentanti degli avvocati, da tecnici del diritto, a rileggere ciò che scrivono prima di divulgare un fuor d’opera incommentabile, che si qualifica da sé».

Il vicepremier Salvini ha sollecitato una riforma per far pagare i danni ai pm che falliscono, e Renzi sembra d’accordo. «Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici – spiega – : controllare e condizionare il pm che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finrà per chiedersi chi glielo fa fare».

Infine la riforma della giustizia del governo, «un progetto che serve a introdurre forme di condizionamento della magistratura – conclude -. Le polemiche giovano a perseguire il vero fine della riforma, che è il controllo soprattutto dei pm, per incidere sulla scelta di quali processi si debbano fare e quali no».

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