Storie Web venerdì, Dicembre 20
Notiziario

Arriva in aula alla Camera la legge più importante dell’anno e, quando alle 8 di ieri si è aperta la seduta, i banchi del governo erano deserti. Dietro una delle immagini simbolo di questa manovra, c’è un tutti contro tutti interno alla maggioranza. Soprattutto fra Fdi e Lega, ma anche a livello più alto, fra Palazzo Chigi e Mef. Una situazione che provoca le proteste delle opposizioni e un evitabile imbarazzo a Giorgia Meloni, a maggior ragione perché l’incidente si consuma mentre è all’estero, impegnata al Consiglio europeo e per di più colta da sindrome influenzale. La mattinata è segnata da contatti frenetici fra Roma e Bruxelles, mentre si precipitano a Montecitorio il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e quello dei rapporti con il parlamento Luca Ciriani. Ciriani pone la questione di fiducia (con voto finale ora atteso nella serata di oggi), e non gli resta che chiedere scusa, a nome suo e del governo, per il ritardo nell’inizio dei lavori. Possono esserci “stanchezza e incomprensioni” ma “le giustificazioni stanno a zero”, chiarisce con una postilla: “non intendo ricorrere alla pratica dello scaricabarile come pure potrei”. Parole da cui traspare la forte irritazione per la gestione della situazione. L

La certezza è che a inizio seduta nessuno del governo si è presentato. Nella maggioranza c’è chi dice che toccasse al sottosegretario all’economia Federico Freni, della Lega. Lui, reduce dalle due notturne in commissione bilancio, nega e alle 9 è in transatlantico con una scolaresca. Nel frattempo, mezz’ora prima è arrivata un’altra sottosegretaria, Lucia Albano di Fdi, neanche un mese fa sul banco degli imputati quando il governo è andato sotto in una votazione sul taglio del canone Rai. Il tema sarà affrontato meglio ai piani alti del governo lunedì, quando è anche in programma un Consiglio dei ministri. Per ora resta agli atti la protesta delle opposizioni. Una gestione “caotica e irrispettosa”, per la dem Maria Cecilia Guerra. “è l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento”, attacca il m5s con Leonardo Donno. Marco Grimaldi (Avs) sottolinea la “gravità istituzionale” dei banchi vuoti del governo. “inqualificabile e gravissimo”, nota Benedetto della Vedova (+Europa). Anche a loro Ciriani in aula ha garantito il “massimo impegno affinché tutti i ministeri garantiscano doverosamente e prioritariamente la loro presenza puntuale in aula e nelle commissioni affinché questi episodi non si ripetano più”. 

Intanto in questo giovedì prenatalizio a Montecitorio i deputati non abbondano, le versioni sul pasticcio invece sì. Fra quelli di centrodestra si parla di un dissidio fra i due sottosegretari Freni e Albano. Ma anche, delle perplessità all’interno di Fdi per i modi con cui il Mef ha gestito la manovra. Una conduzione troppo solitaria, dicono, e troppe le misure localistiche inserite alla fine dalla Lega. In realtà, fra i circa 300 emendamenti approvati, dalla riscrittura della tassazione sulle criptovalute alle pensioni, passando per i fondi per lo psicologo nelle scuole, ci sono numerose micronorme simili a favore dei territori, presentate e votate da tutti i partiti di maggioranza. 

Alla fine, al posto dei 144 originari, la legge di bilancio è composta dal solito articolo unico del maxiemendamento. E non sono stati necessari né il temuto ritorno tecnico in commissione, né stralci: a sorpresa ha preso forma una sovra copertura, di poco sotto i 100 milioni nel 2025 e di poco sopra nel 2026. Il governo ha due opzioni: migliorare i saldi o, più probabile, destinarli nel conto di controllo, uno strumento che il piano strutturale di bilancio dà alla politica economica da usare durante l’anno. Nel testo approdato in aula c’è solo una errata corrige, con tre correzioni, la principale per una svista nella norma per l’ires premiale destinata alle aziende che investono gli utili in azienda. 

Giorgetti liquida la caotica mattinata rimarcando che le “opposizioni fanno il loro lavoro”, e conta di chiudere definitivamente la manovra il 28 al Senato. Ma difficile ridurre tutto a “beghe da pollaio”, come fa qualcuno dei protagonisti della vicenda. “C’è un clima da pre-campagna elettorale”, si lascia scappare un parlamentare di centrodestra. Qualche segno sulla maggioranza questa manovra rischia di lasciarlo. A gennaio, ragionano i parlamentari più preoccupati, si capirà di quale entità. 

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