Storie Web giovedì, Dicembre 19
Notiziario

Dai cambiamenti climatici alle epidemie, nel 2024 l’agricoltura italiana paga un prezzo di 9 miliardi di euro: un impatto dirompente sui redditi delle imprese, già alle prese con i problemi causati dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero e dagli elevati costi di produzione. È il bilancio dell’ultima annata nei campi quello tracciato stamattina dalla Coldiretti, riunita a Roma per l’assemblea nazionale.

Siccità e maltempo hanno devastato le produzioni agricole da Nord a Sud, con cali a doppia cifra per alcune produzioni come il grano (-20%) e l’olio d’oliva (-32%). La siccità ha pesato anche sulla produzione di vino, in calo del 13% rispetto alla media produttiva degli ultimi anni. In diminuzione anche la produzione di riso e di nocciole. Ai flagelli del clima si aggiungono gli effetti delle epidemie che hanno colpito le stalle italiane, dalla peste suina africana alla lingua blu, fino all’aviaria, con centinaia di migliaia di animali abbattuti. Per la prima volta, il numero delle aziende agricole in Italia è sceso al di sotto della soglia delle 700mila unità. Per questo Coldiretti oggi chiede un intervento urgente a sostegno del settore, a partire dalle scelte di politica europea.

Alle istituzioni di Bruxelles l’associazione chiede anche di difendere la sovranità alimentare dell’Europa e il suo eccezionalismo agricolo. Un concetto, quest’ultimo, che dà anche il titolo all’assemblea di oggi: «Occorre assicurare– spiega la Coldiretti – che le risorse della Politica agricola comune vadano solo ai veri agricoltori. Una misura essenziale per ridurre la vulnerabilità dell’Europa e difendere quello che gli studiosi definiscono, appunto, “eccezionalismo agricolo”: l’attenzione data all’agricoltura e al cibo rispetto ad altri settori, motivata dal fatto che la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari è parte essenziale della sicurezza e della sovranità nazionale».

La sovranità alimentare, sostiene l’associazione, passa anche dalla difesa del principio di reciprocità negli scambi commerciali. Per questo l’assemblea di oggi ribadisce il suo no all’accordo di libero scambio siglato qualche giorno fa tra la Ue e il Mercosur. «Anche il 74% degli italiani è contrario ad accordi, come nel caso del Mercosur, che prevedano agevolazioni con Paesi che hanno regole sanitarie, di sicurezza e sociali meno rigorose di quelle dei paesi della Ue», sostiene l’associazione sulla base di un’indagine Coldiretti/Censis.

Alle perplessità sul tema della deforestazione e sul rispetto dei diritti dei lavoratori si aggiunge il fatto che nei campi sudamericani sono oggi largamente impiegate sostanze da anni vietate nella Ue, dai fungicidi agli insetticidi fino agli erbicidi. «Il 30% dei prodotti impiegati in Brasile non è oggi consentito nel Vecchio Continente – scrive Coldiretti – senza contare l’uso di alcuni antibiotici (bacitracina, flavomicina, lasolacide, monensina, virginiamicina) come promotori della crescita, pratica che invece è proibita nell’Unione dal 2006». L’intesa tra la Ue e il Mercosur consentirà invece l’ingresso in Europa, a dazio zero, di centinaia di milioni di chili di carne di manzo, di maiale e di pollo, oltre a riso, miele, zucchero. Nel caso del pollo, l’associazione stima che si arriverà a circa il 10% del consumo europeo di questo tipo di carne.

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