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Notiziario

Nella manovra 2025 in discussione alla Camera viene introdotta l’Ires premiale per le aziende: lo sconto di 4 punti per le imprese che investo e assumono. La versione approvato integra una proposta di FdI che richiede una quota di investimenti anche nel 2023.

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Con le recenti modifiche allalegge di Bilancio, che tra i ritardi questa mattina approda in Aula a Montecitorio per la discussione generale, con gli ultimi emendamenti approvati dalla commissione Bilancio della Camera, c’è anche la proposta dei relatori per l’introduzione dell’Ires premiale, una misura che punta a premiare le imprese che investono su se stesse e aumentano il numero dei lavoratori, senza ricorrere ad ammortizzatori sociali come la cassa integrazione.

L’emendamento dei relatori, riformulato da un subemendamento di Luca Cannata di Fratelli d’Italia, prevede uno sconto del 4% sull’Ires, dal 24 al 20%, per le imprese che accantonino almeno l’80% degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 in una riserva apposita, e che investano almeno il 30% di quella somma nell’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato.

La somma investita deve comunque essere “non inferiore al 24%” degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2023, e in ogni caso non può essere inferiore a 20mila euro. Per accedere all’agevolazione le aziende non possono aver fatto ricorso alla cassa integrazione nel corso dell’esercizio 2024 o in quello successivo – tranne che per eventi transitori e non imputabili all’impresa, come ad esempio il troppo caldo, le intemperie o un evento catastrofico – e dovranno invece assumere a tempo indeterminato l’1% di lavoratori in più.

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Come funziona l’Ires premiale e quali sono i requisiti per le imprese

Per le società nella legge di Bilancio arriva l’Ires premiale, norma voluta da Confindustria, che riduce l’aliquota dell’imposta dal 24 al 20%, ma solo se verranno rispettati determinati paletti e requisiti.

Tra le condizioni che devono essere rispettate c’è l’80% almeno di accantonamenti sugli utili 2024 per re-investimenti, di cui almeno il 30% (minimo 20mila euro) per beni materiali e immateriali; almeno l’1% di incremento dell’organico a tempo indeterminato; rinuncia alla cassa integrazione nel 2024-2025; media di occupati 2022-2024 non inferiore a quella del 2025.

Un sub-emendamento di Fratelli d’Italia ha allargato la misura alle aziende che nel 2023 hanno accantonato almeno il 24% degli utili per l’acquisto di beni strumentali. Sul fronte delle coperture, ci saranno i 509 milioni di ulteriore contributo chiesto alle banche in forma di riduzione dal 65% al 54% della possibilità per gli istituti di credito di compensare il maggior imponibile dovuto al rinvio delle deduzioni (I Deferred Tax Asset, dal cui anticipo lo Stato ricaverà 3,5 miliardi nel 2025-2025) con perdite pregresse ed eccedenze Ace.

L’Ires premiale è solo una delle norme pro-impresa previste. In particolare sono state introdotte semplificazioni per l’accesso ai fondi del Piano Transizione 5.0 ed è stata prorogato per il 2025 il Fondo di garanzia per le Pmi anche se con alcune modifiche. Arrivano poi incentivi per l’acquisto dei grandi elettrodomestici che, oltre a spingere verso prodotti meno energivori, puntano a sostenere una filiera industriale in difficoltà. Sono poi state rimpinguate con 400 milioni di euro in un biennio le risorse per l’automotive, che nella prima stesura della manovra erano state pesantemente tagliate.

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