Spiavano illegalmente giornalisti, ambientalisti e attivisti dei diritti umani attraverso uno spyware installato nel sistema operativo Android dei loro smartphone. Ad denunciarlo è il report “A Digital Prison”: Surveillance and the Suppression of Civil Society in Serbia”: il documento punta l’indice contro la polizia e i servizi segreti di Belgrado, che avrebbero utilizzato in modo illegale NoviSpy, software dell’israeliana Cellebrite sviluppato per un utilizzo probatorio nei procedimenti legali.
«Strumenti di controllo e repressione»
Secondo Dinushika Dissanayake, vicedirettorice di Amnesty per l’Europa che ha firmato il report, i prodotti Cellebrite rappresentano «un rischio enorme quando usati al di fuori di uno stretto controllo legale».
Sono infatti tecnologie potenzialmente in grado di trasformarsi in «strumenti di più ampio controllo statale e repressione diretta contro la società civile».
Accesso a microfono e fotocamera da remoto
Anche se meno avanzato rispetto a spyware molto sofisticati come Pegasus, che a suo tempo fu al centro di un grande scandalo, NoviSpy permette alle autorità serbe di impadronirsi di dati personali anche attraverso l’accensione da remoto del microfono o della fotocamera dello smartphone.
Secondo il report tra le “vittime” dello spyware ci sono anche il giornalista investigativo serbo Slaviša Milanov e l’ambientalista Nikola Ristić.