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Prima della partita contro il Lecce Nesta dà una lezione a Maldini sul significato del mestiere del giocatore: “Deve imparare a gestire mentalmente le situazioni, non è naturale fare il giocatore”

La conferenza stampa di Alessandro Nesta si trasforma in un dialogo a cuore aperto con i giornalisti sul peso delle aspettative che i giocatori più giovani si portano dietro. Dopo aver risposto alle domande sulla gara contro il Lecce l’allenatore del Monza si prende un momento per divagare, approfittando di una domanda sulle condizioni di Daniel Maldini. L’ex Milan porta su di sé il carico di un nome importante che a volte può schiacciarlo.

“Ripeto sempre la stessa cosa: non è una questione tecnico-tattica ma di gestione. Tutti siamo stati criticati, Daniel deve imparare a gestire mentalmente le situazioni ha spiegato Nesta ai giornalisti presenti in sala stampa, ma poi gli ha riservato una lezione che nessuno si aspettava.

La lezione di Nesta per Maldini

Imparare a gestire la pressione è tutto per un calciatore, ma i più giovani hanno bisogno di tempo per capire come fare. L’ex difensore attinge a piene mani dalla sua esperienza per provare a capire cosa succede a ragazzi come Maldini che l’improvviso si ritrovano davanti al grande pubblico: “Non è una cosa naturale fare il calciatore. Mi hanno preso a 17 anni dal motorino con i miei amici sotto casa, non potevo fare le cose con loro perché giocavo. La settimana dopo vai a giocare in Serie A davanti a 70mila persone, fai bene, dopo dieci giorni ti fanno un contratto che guadagni quello che guadagna tuo padre in otto vite. Non è naturale tutto questo, perciò hai un momento dove ognuno reagisce a modo suo: c’è chi perde la testa e iniziava a stappare e chi magari è più fragile e quelle 70mila persone non le sa affrontare e ha bisogno”.

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Poi si lascia andare al racconto personale della sua avventura in campo e alle difficoltà che lui stesso ha dovuto attraversare, con parole che probabilmente avrà già riferito allo stesso Maldini per aiutarlo nel percorso di crescita: “Io quando ho iniziato non dormivo per due giorni, avevo talmente tanta adrenalina che andavo a casa e non dormivo. Con il tempo ho dovuto imparare sennò morivo, ho dovuto imparare a gestire tutta quella roba. Oppure mi è capitato di fare dei derby dove arrivavo troppo carico e mi sono scappati dalle mani, ma ho dovuto imparare perché poi sono andato a fare la semifinale di Champions. Il calciatore è un ragazzo comune che viene buttato in un mondo che non è facile gestire. Leva i soldi e tutto quanto, ma davanti a tante persone con le critiche e tutto, che chi riesce a gestirlo prima e chi dopo”.

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