Storie Web giovedì, Dicembre 12
Notiziario

«Forse è un’utopia, ma per salvaguardare l’ecosistema dobbiamo cambiare la cultura dell’uomo, e possiamo farlo proprio attraverso i grandi carnivori, orsi e lupi, gli animali portabandiera della natura stessa». A parlare è lo zoologo Andrea Mustoni, coordinatore dell’unità ricerca scientifica del Parco Naturale Adamello Brenta, la più vasta area protetta del Trentino.

Qui la montagna, insieme alla natura che accoglie, ha un valore culturale e sociale incalcolabile. Dalla sua economia dipendono comunità e tradizioni che non esistono in altri luoghi, ma proprio tra i monti trentini si trova anche il principale terreno di scontro tra persone e grandi carnivori.

Trentino: tra sviluppo turistico e conservazione della natura

Per il predominio della montagna, con le sue foreste e i suoi alpeggi, le persone hanno ingaggiato una dura lotta contro lupi e orsi, animali carismatici capaci di catalizzare l’attenzione pubblica così come di risvegliare paure ataviche. Eppure, secondo Mustoni, proprio a partire da loro potremmo ricostruire il rapporto con una Natura sempre più fragile e sotto assedio.

Secondo l’esperto, negli ultimi tempi non si è fatto abbastanza per tutelare il mondo in cui viviamo o per sensibilizzare i cittadini: «La cultura dell’uomo si è allontanata dalla conservazione della natura, almeno nelle azioni. Forse la crisi economica e il post-Covid hanno cambiato le esigenze della società rispetto agli anni precedenti, ma è innegabile che sia passato da molto tempo il periodo in cui in Italia, e in Europa, si cartografava il territorio e si istituivano i parchi. Oggi, inoltre, sussistono una serie di problematiche legate alla mercificazione del territorio».

In Trentino sono attivi oltre 3 mila operatori del settore turistico con un’organizzazione su tutto il territorio sia durante la stagione invernale che in quella estiva. Le persone arrivano numerose, attratte dalle valli verdi e dalle piste da sci, con la speranza di alloggiare il più vicino possibile ai loro punti di interesse. Secondo le stime dell’Istituto di Statistica della provincia di Trento (Ispat), la sola stagione estiva 2023 ha totalizzato complessivamente oltre 2,4 milioni di arrivi e quasi 10 milioni di pernottamenti, e il 63,1% di questi sono stati registrati nelle strutture alberghiere.

«Il territorio alpino sta subendo un’erosione costante in questi ultimi anni a causa della cementificazione e dello sfruttamento turistico – rileva Mustoni – se da un lato è vero che in Trentino i boschi sono meglio preservati  rispetto al resto del paese, è pur vero che anche qui si costruiscono nuove strade, bacini idrici, piste da sci. Sono piccole infrastrutture che nel loro insieme contribuiscono all’erosione del nostro patrimonio ambientale. Bisogna stare molto attenti: pezzettino dopo pezzettino rischiamo di perdere tutto».

I numeri del movimento turistico in Trentino nel 2023 superano anche i valori del 2019 e diventano il miglior risultato dell’ultimo decennio. Questo interesse, comune anche ad altre regioni verdi italiane, pongono le amministrazioni e le persone davanti a una scelta: «Bisogna cercare di capire cosa vogliamo dalla natura in un futuro – rileva l’esperto – Vogliamo una natura che sia un giardino per turisti, o una natura selvaggia e complessa? Dobbiamo capire se desideriamo davvero trovare delle soluzioni utili per conservare questo patrimonio». Un’equazione complessa nella quale i grandi carnivori giocano un ruolo fondamentale.

«Orsi e lupi sono animali portabandiera del Trentino»

Dal 5 aprile 2023, giorno della morte del 26enne Andrea Papi, il Trentino e ha dovuto fare i conti con la prima vittima di orso della storia dell’Italia unita. Un’eredità pesante che si fa ricadere sul progetto Life Ursus, il cui padre è proprio Mustoni.

Alla fine degli anni Novanta sulle Alpi trentine era rimasto uno sparuto gruppo di tre orsi maschi, il Parco dell’Adamello Brenta insieme alla Provincia Autonoma di Trento, grazie a un finanziamento europeo decisero quindi di ripopolare la zona attraverso il progetto Life Ursus, di cui Mustoni era il coordinatore scientifico. All’inizio del Duemila furono quindi rilasciati 10 orsi bruni provenienti dalla Slovenia e oggi, secondo l’ultimo rapporto Grandi Carnivori, sono stimati circa 98 esemplari sul territorio.

Il progetto nei fatti è terminato nel 2004, quando il coordinamento è passato in capo alla Provincia, ma è dieci anni dopo che è tornato attuale, proprio a seguito dell’uccisione di Papi da parte dell’orsa JJ4. Da quel momento, l’odio nei confronti degli orsi è esploso.

«Il tema dei grandi carnivori è attuale, ed è motivo di scontro – ammette Mustoni – ma non tutto il Trentino è contrario tout court alla loro presenza, anche se è innegabile che esista una componente che si oppone fortemente».

Da questa crisi, per quanto dolorosa e profonda, può nascere però un nuovo dialogo: «La presenza dei grandi carnivori è un tema di grande interesse perché permette di catturare l’attenzione delle persone. Di conseguenza proprio su di loro, per certi versi, giochiamo una partita che è molto più grande».

La natura infatti non è solo il luogo dove vivono gli animali selvatici. «La natura ha bisogno di essere tutelata per due motivi principali. Il primo è di carattere ecologico-sistemico: perché è la nostra casa, e uno dei capisaldi della sopravvivenza della nostra stessa specie. Per questo la biodiversità è protetta da un notevole apparato normativo, penso ad esempio alla Direttiva Habitat, che ci impone di tutelare l’ecosistema in tutte le sue componenti, animali e vegetali. Il secondo motivo è culturale: la natura, la montagna, le Alpi, sono importanti anche per il piacere che dà frequentarle, e perché custodiscono tradizioni locali che devono essere considerate parti integranti del territorio stesso».

Condividere.
© 2024 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.