News su migranti e sbarchi in Italia
12 Dicembre 2024
10:47
“Ci ha detto di esser stata vicina a due persone per ore ma dopo un giorno in mare li ha visti scomparire tra le onde. Per tre giorni Yasmine è stata alla deriva, cercando di raggiungere Lampedusa, senza acqua né cibo”, racconta a Fanpage.it l’equipaggio della Trotamar III, che l’ha portata sulla terraferma.
Il mare di notte inghiotte tutto, fare il lookout ovvero pattugliare con i binocoli dal ponte di comando di una nave, sembra come cercare un ago in un pagliaio, eppure è così che la maggior parte delle volte vengono salvate vite umane dal buco nero del Mediterraneo. È stato così per Yasmine (nome di fantasia) ,la bimba di 11 anni soccorsa nella notte tra martedì e mercoledì dalla Trotamar III – l’imbarcazione dell’organizzazione tedesca CompassCollective -.
La Trotamar era partita di notte per pattugliare la rotta Lampedusa-Sfax, come fa sempre, quando intorno alle 3.20 del mattino chi era di vedetta al momento comincia a dare l’allarme: c’è qualcosa in acqua. Non era ben chiaro cosa fosse fino a quando una “flebile voce”, così l’ha definita l’equipaggio, non è stata sentita chiedere aiuto. “All’inizio non avevo capito fosse una bambina, vedevo solo un corpo in acqua, mi sembrava una donna. Solo dopo ho capito che si trattava di una bimba. A volte i bambini migranti hanno dovuto affrontare così tante cose nella loro vita che hanno una capacità di reagire e fare cose da adulti perché devono sopravvivere, molto più di quanto farebbe un bambino europeo”, racconta ai microfoni di Fanpage.it Matthias Wiedenlübbert, il capitano del veliero che l’ha soccorsa.
Ed è questa forza fuori dal normale che è stata capace di salvare la piccola, che ha lottato con tutta se stessa per non annegare, per più di due giorni in acqua in balia di onde alte quasi quattro metri. “Quando l’abbiamo avvistata riusciva ancora a chiedere aiuto, abbiamo rallentato e sentito la sua voce e capito che si trattava di un essere umano. È stata una coincidenza incredibile aver sentito la sua voce nonostante il motore fosse acceso”, continua il capitano.
Migranti, bambina arriva da sola su una barca a Lampedusa: unica sopravvissuta al naufragio
La bimba ha nuotato verso il veliero, aggrappata a due tubi di gomma e uno pneumatico usato come salvagente. Addosso aveva un giubottino da salvataggio, che l’equipaggio ha definito “sportivo” ma non adatto al mare. Per un giorno intero era rimasta aggrappata agli stessi relitti con altri due naufraghi che avevano viaggiato insieme a lei sullo stesso barchino in ferro, loro però non ce l’hanno fatta e la bimba ha raccontato di averli visti scomparire tra le onde. Le stesse onde che probabilmente hanno inghiottito il fratello maggiore, con cui la piccola originaria della Sierra Leone era partita da Sfax, in Tunisia, e di cui non si ha più nessuna notizia.
Sono in totale 44 le persone disperse da quel naufragio avvenuto circa quattro giorni fa e di cui siamo venuti a conoscenza solo grazie all’unica superstite: Yasmine.
“Tre giorni prima che trovassimo la bambina, la barca in ferro su cui viaggiava insieme ad altre 44 persone si è ribaltata. Queste imbarcazioni affondano in un secondo, precipitano in mare come quando butti un sasso nell’acqua. Siamo quasi certi che il resto delle persone che erano a bordo con la bimba siano morte”, spiega Wiedenlübbert, che continua “ha raccontato che quando la barca è affondata non ha più visto il fratello, non sa dove sia, se sia sopravvissuto o meno. Tutti sono caduti in acqua e hanno cercato di salvarsi come potevano. Ci ha detto di esser stata vicina a due persone per ore ma dopo un giorno in mare ha perso anche queste due persone ed è rimasta sola. Per tre giorni è stata alla deriva, cercando di raggiungere Lampedusa. Non aveva acqua, non aveva cibo. Stava per arrendersi quando ci ha visti. È stato un miracolo”.
Missione 27 della Life Support, la nave umanitaria di Emergency. Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Non è ancora chiaro se a bordo della stessa imbarcazione ci fossero altri familiari della piccola, ma il capitano ha detto che “a un certo punto è stato necessario “smettere di fare domande perché il medico ci ha chiesto di lasciarla dormire. Anche alle autorità abbiamo chiesto di lasciarla riposare fino al suo arrivo a Lampedusa!”. Secondo l’equipaggio, che si dice ancora in stato di shock per l’accaduto, la bimba era in buone condizioni generali e capace di raccontare con un ottimo inglese ciò che le era successo. A bordo della Trotamar III, prima di addormentarsi, l’equipaggio l’ha aiutata a tranquillizzarsi e a “tirarsi su di morale”, poi è crollata fino al suo arrivo sull’isola siciliana.
“Stare in mare per tre giorni è davvero molto per sopravvivere. Capita a volte che ci siano casi di persone che sopravvivono nove giorni nell’Atlantico ma sono casi unici. Questo è il Mar Mediterraneo, ma è pur sempre un mare. Si tratta di qualcosa fuori dalla norma”, ha detto ancora il capitano.
E fuori dalla norma, purtroppo, resta il fatto di essere venuti a conoscenza di questo naufragio, di sapere di altri 44 esseri umani dispersi nel nostro mare che se non era per l’unica bimba superstite sarebbero finiti nel cimitero del Mediterraneo all’insaputa del mondo. Così come capita ogni giorno con le centinaia di migliaia di corpi senza nome risucchiati dal mare o spinti fino alla costa dalla corrente. Fondamentale resta il ruolo delle navi delle ong non solo per salvare più vite umane possibili, come quella della piccola undicenne, ma anche per monitorare e testimoniare ciò che avviene nel Mediterraneo Centrale, compresi questi naufragi.
Adesso la bimba si trova nell’hotspot di Lampedusa dove è stata trasferita dopo i primi accertamenti in ospedale. Qui sarà seguita da psicologi specializzati, mentre fisicamente le autorità dell’isola riferiscono che è in buone condizioni di salute, nonostante i giorni in mare. La Guardia costiera e la Guardia di finanza hanno avviato le operazioni di perlustrazione dell’area in cerca delle altre persone disperse, mentre la procura di Agrigento ha fatto sapere che aprirà un’indagine per naufragio colposo.