Troppe piogge al nord e tanta siccità al sud: e così la campagna 2024 dei pomodori da industria è andata in rosso. «In entrambi i bacini produttivi c’è stato un peggioramento delle rese agricole, e soprattutto di quelle industriali, perché è stato necessario utilizzare maggiori quantità di materia prima per poter garantire elevati standard qualitativi», afferma Marco Serafini, presidente dell’associazione di categoria Anicav.
La produzione finale è stata di 5,3 milioni di tonnellate, in calo del 2,5% rispetto al 2023, ma molto inferiore rispetto alla programmazione. E nelle regioni settentrionali, il maggior distretto produttivo, si è toccato il -15% fermandosi a 2,4 milioni di tonnellate di pomodori avviati alla trasformazione. La quantità più bassa degli ultimi decenni, nonostante una campagna dalla durata record, visto che le operazioni di raccolta e trasformazione sono iniziate il 18 luglio e si sono chiuse l’8 novembre. In questi lunghi 113 giorni, a causa delle avversità climatiche, gli impianti hanno lavorato a singhiozzo e non a pieno regime, e questo ha provocato anche un aumento dei costi industriali.
«Il 2024 sarà ricordato come anno negativo per le produzioni di pomodoro da industria nel Nord Italia, con serie difficoltà economiche per gli agricoltori che, nonostante il prezzo contrattato con le organizzazioni di produttori (135-140 euro a tonnellata, ndr), registrano un tracollo del reddito, e con l’aumento anche dei costi industriali. Perciò abbiamo richiesto al ministero e alle Regioni di riconoscere provvidenze compensative a favore degli imprenditori agricoli e delle aziende di trasformazione danneggiati, in modo che possano affrontare gli investimenti della prossima campagna 2025».
Nell’annata più difficile che si ricordi per la filiera del pomodoro da industria anche un’azienda leader come Mutti (665 milioni di euro di ricavi 2023 e 100 milioni di investimenti industriali previsti nel periodo 2024-2028) ha riconosciuto un aiuto straordinario agli oltre 800 agricoltori con cui collabora nel nord e nel sud d’Italia.
«Abbiamo voluto premiare l’impegno richiesto da questa sfidante campagna erogando un incentivo di 7 milioni di euro, il più alto di tutta la nostra storia», spiega Francesco Mutti, amministratore delegato dell’azienda, dove in questi mesi sono state trasformate 565mila tonnellate di materia prima che in maggior parte saranno destinate all’export. “Total tomato company”, Mutti è presente in oltre 100 paesi e realizza sui mercati esteri il 56% delle vendite in volume e il 53% di quelle a valore (353 milioni di euro nel 2023), grazie a trend annui a doppia cifra. Una crescita che si inserisce nel ruolo dell’Italia di primo esportatore mondiale di pelati, polpa e passata di pomodoro.