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Livio Gigliuto, sondaggista e presidente dell’Istituto Piepoli, analizza i risultati definitivi delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria, che hanno decretato la vittoria di Michele De Pascale e Stefania Proietti: “Tutte le forze del centrosinistra sono ‘condannate’ a stare insieme se vogliono vincere. E sempre di più le carte del darà il Pd”, ha detto in un’intervista a Fanpage.it. Questo però potrebbe rappresentare un limite per la coalizione.

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Doppia vittoria ieri sera per il centrosinistra alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria: i risultati nelle due Regioni al voto hanno portato a una vittoria netta dei due candidati, il dem Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, e la sindaca di Assisi, la civica Stefania Proietti, che ha strappato l’Umbria alla presidente di centrodestra uscente, e Donatella Tesei. Michele De Pascale si è imposto sulla sfidante di centrodestra Ugolini (40,07%), ottenendo il 56,77% dei voti. Il divario tra Proietti e Tesei è stato di cinque punti: la neo governatrice ha preso il 51,1%, mentre la seconda non è andata oltre il 46,1%. Abbiamo commentato questi risultati con Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, che fa parte del consorzio Opinio Italia.

Il dato più evidente, che emerge da questa tornata elettorale è il successo indiscusso del Pd, primo partito in entrambe le Regioni – in Umbria la lista dei dem ha preso il 30.23%, mentre in Emilia-Romagna i dem hanno preso quasi il 43% – che si impone come perno per la coalizione, fagocitando di fatto le altre forze del centrosinistra. Ma se quello di Michele De Pascale era un successo ampiamente atteso, stando ai sondaggi, la partita in Umbria sembrava potesse essere più in bilico. Secondo l’analisi di Livio Gigliuto, la vittoria di Stefania Proietti è stata in parte una sorpresa, ma non del tutto: “Durante la campagna elettorale si era visto un trend che indicava un calo di consensi di Tesei, che rispetto a cinque anni fa ha perso molti punti percentuali. La decrescita della presidente del centrodestra era stata largamente fotografata. Contestualmente è cresciuto il centrosinistra, che alle precedenti elezioni regionali aveva fatto il 37,5%, e quindi ora ha guadagnato più di 13 punti”, ha spiegato il sondaggista. “Proietti ha avuto la meglio in una Regione tradizionalmente di Csx, che eccezionalmente era andata a destra l’ultima volta, e che già pochi mesi fa aveva eletto Vittoria Ferdinandi sindaca di Perugia. C’era dunque un percorso, anche se ricordo che alle europee il centrodestra nella Regione era ancora lievemente avanti rispetto al centrosinistra”.

Come si spiega questo percorso? Secondo l’analista probabilmente “Tesei non è riuscita a comunicarsi molto bene all’esterno. Al contrario c’era una percezione molto positiva nell’opinione pubblica umbra di Stefania Proietti come sindaca di Assisi. Nessun effetto Bandecchi, né in positivo né in negativo. Sono due i fattori che pesano sulla scelta di un elettore che va a votare per il Presidente della Regione: la prima domanda che si pone è ‘qual è il mio partito di riferimento?’, che influisce per una grossa fetta sul risultato finale; il secondo fattore è il valore aggiunto del candidato”.

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Cosa sta succedendo nelle coalizioni di centrodestra e centrosinistra

La coalizione di centrodestra conferma l’equilibrio che si era già visto nella precedente tornata elettorale in Liguria, un mese fa: “C’è un grande partito che in questo momento prende di più, Fratelli d’Italia, e altri due partiti più piccoli, Forza Italia e Lega, che mantengono più o meno il loro livello di consenso. È una coalizione con una chiara morfologia. Il centrosinistra invece ha una morfologia molto particolare in questa fase: il Partito Democratico sta sostanzialmente cannibalizzando i voti del centrosinistra. Se si guardano i voti delle liste sia in Emilia-Romagna che in Umbria, c’è un Csx composto per la grandissima parte dal Pd, e poi da altre due forze: il M5s, che ha avuto il 3,55 in Emilia-Romagna e il 4.71 in Umbria, e Avs, con il 5,30 in Emilia-Romagna e il 4.28 in Umbria”.

“Il M5s è sceso anche in queste due Regionali, fenomeno non nuovo che si era già registrato in Liguria, anche se in questo caso il calo è più significativo. Alleanza Verdi e Sinistra a sua volta è andata un po’ giù rispetto alle elezioni europee. È molto evidente la composizione di questa coalizione, sostanzialmente a traino del Pd. Questo da una parte fa sorridere Schlein, che porta a casa quote di mercato politico-elettorali molto importanti, ma dall’altra parte può essere il limite della coalizione del centrosinistra, perché il Pd ha bisogno di avere alleati forti, tutte le coalizioni hanno bisogno di alleati forti. Al contrario vediamo che il M5s non sta attraversando una fase positiva, soprattutto nelle elezioni amministrative, che non sono mai state nelle loro corde. Quello che manca a questa coalizione è probabilmente un alleato centrista forte”.

“In questo comunque – ha osservato Gigliuto – Proietti ha vinto le elezioni in Umbria forse anche perché la candidata è riuscita a parlare al centro. A Perugia il Csx aveva vinto le elezioni comunali con una personalità di sinistra. Ora invece il Csx ha vinto in Umbria con Proietti che è praticamente l’opposto: è un personaggio centrista, cattolico, che piace al mondo moderato. Il suo profilo insomma ha aiutato a catturare una parte di voti di Tesei. Se il centrosinistra riesce ad avere questa natura duale, cioè a tenere al suo interno una parte più radicale di sinistra e contemporaneamente una parte più moderata, funzione che ha svolto in Umbria la candidata Proietti, ha il mix che in questo momento serve per essere competitivo con il centrodestra. Se si fa la somma delle ultime tre Regionali, Liguria, Emilia-Romagna e Umbria, vediamo che il centrosinistra è stato sempre competitivo con il centrodestra anche dove ha perso. Quando il Csx riesce anche a coinvolgere il mondo centrista viene premiato. È la formula del campo più largo possibile quella che esce vincitrice da questa tripletta di amministrative”, ha spiegato l’analista.

Matteo Renzi ha sintetizzato questo ragionamento con un tweet: “Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi”. “Non serviva Iv per dirlo: il Csx, come qualsiasi coalizione, se va unito ha una probabilità più elevata di vincere”, ha commentato Gigliuto a Fanpage.it. “Ma non è solo questione di matematica. Gli elettori percepiscono che le forze politiche stanno facendo lo sforzo di tenere insieme tutti coloro che stanno più o meno dalla stessa parte. Al contrario, sono disorientati se Renzi o Calenda non sostengono il candidato di Csx. Quindi tutte le forze della coalizione sono ‘condannate’ a stare insieme se vogliono vincere. E sempre di più le carte del darà il Pd”.

La coalizione di centrodestra cristallizza la sua forma

Se il Csx è una coalizione a traino Pd, come dicevamo il centrodestra è una coalizione formata da un partito che prende molti più consensi, che è Fdi, e due partiti che prendono nettamente meno, ma che confermano più o meno la loro dimensione, elezione dopo elezione. Forza Italia però ha rivendicato un risultato: aver raddoppiato i suoi consensi rispetto alle precedenti Regionali: “Confermiamo il trend delle europee, secondo partito del centrodestra e terza forza politica a livello nazionale. La nostra crescita è ormai una certezza”. Secondo Gigliuto c’è piuttosto una “certa stabilità: è vero che gli azzurri sono in salute, “ma non vuol dire che la Lega sia in difficoltà. FI mantiene i propri consensi, la Lega magari indietreggia leggermente, ma non vedo nessuno dei due partiti in radicale flessione”. In Emilia-Romagna Forza Italia-Noi Moderati è al 5,62, mentre il partito di Salvini è al 5,27, quasi appaiati. In Umbria c’è una differenza un po’ più alta tra i due: qui Forza Italia è al 9.69 mentre la
Lega è al 7.70.

Affluenza: perché siamo un Paese tripartito

Merita un ragionamento a parte l’affluenza in Emilia-Romagna: nel 2020, quando venne eletto Stefano Bonaccini, fu del 67,67%, anche grazie alla spinta delle sardine, anche perché quello era un periodo di polarizzazione politica, e Salvini accentrava i sentimenti dell’opinione pubblica di destra e di sinistra. Cinque anni prima, in occasione della prima elezione di Bonaccini, l’affluenza era stata molto più bassa: “Non c’è un trend negativo che ci dice che le persone stanno andando meno alle urne”, ha detto Gigliuto. “Ma c’è un altro elemento che possiamo osservare, guardando all’affluenza in Umbria ed Emilia-Romagna, rispettivamente al 52,30 e al 46,42: quando il risultato è più scontato, la gente tende ad andare a votare un po’ meno. E infatti in Umbria, dove la partita sembrava più aperta e dunque gli elettori erano più motivati ad andare a votare, l’affluenza è stata sopra il 50%. La realtà è che stiamo vivendo in un Paese tripartito: metà del Paese è assolutamente disinteressato alle vicende politiche; l’altra metà del Paese si divide in due tifoserie. In genere quando c’è un risultato più scontato, una parte della tifoseria non va a votare. In questo modo si spiega anche la vittoria di De Pascale, con un margine molto ampio”.

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