Storie Web venerdì, Novembre 8
Notiziario

Al lavoro ci sono ovviamente anche i cinesi, con la tecnologia ACP100, ad oggi il progetto più avanzato e in fase di esercizio sperimentale. Nel frattempo si lavora anche allo sviluppo degli AMR, che hanno un sistema di raffreddamento a piombo. Richiedono circa 15 anni per arrivare alla commercializzazione, ma hanno il vantaggio di utilizzare combustibili diversi da uranio e plutonio e di ridurre drasticamente i volumi e la durata delle scorie, potendo bruciare il combustibile esaurito in altri impianti. L’idea di fondo è quella di partire con la prima tecnologia disponibile e via via adottare poi quelle nuove più efficienti.

In Italia attesi fino a 40 SMR: investimenti per 40 miliardi

L’interesse è legato soprattutto alle grandi quantità di energia elettrica che sarebbe prodotta a costi ritenuti competitivi. Una utenza elettrica deve essere alimentata per 8.760 ore l’anno: gli SMR garantiscono un’alimentazione costante, come il gas d’altro canto. Il fotovoltaico oggi riesce a fornire un’alimentazione per 1.500 ore. Una volta standardizzato il modello di produzione, l’SMR avrà un costo di realizzazione di 3,5 milioni a megawatt (5,5 milioni il costo stimato del prototipo).

Gli impianti fotovoltaici “utility scale” hanno un costo di 1,2 milioni a megawatt, costo che però rapportato al numero di ore più basso che essi possono alimentare, rende due volte più oneroso l’investimento, in rapporto al ritorno, rispetto a quello per gli SMR. I quali possono, quindi, garantire un prezzo di vendita dell’energia elettrica più basso. Un SMR in media ha una potenza di circa 300 megawatt, quindi l’investimento dovrebbe attestarsi attorno a un miliardo di euro ciascuno. Secondo alcune ipotesi, che non sono però da ricollegare al lavoro della nuova società che peraltro deve ancora essere costituita, in Italia potrebbero servire 30-40 mini reattori nucleari.

In base a questi numeri, il nucleare garantirebbe una potenza istallata tra 12 e 16 gigawatt, che rappresenta circa un decimo dell’attuale potenza di generazione in Italia, pari a 130 gigawatt. Dunque, le dimensioni limitate di questi reattori significano che non sono in grado di coprire il fabbisogno delle grandi città e che devono essere impiegati per attività produttive energivore, come le imprese o come i data center che saranno necessari per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Enel: 40 manifestazione di interesse dalle Big Tech per i data center

A proposito di data center, l’Enel negli ultimi tre-quattro mesi Enel ha ricevuto circa 40 lettere di interesse da operatori internazionali di tutto il mondo che vorrebbero realizzare data center in Italia, tanto che la società ha costituito un apposito team per lavorare a questo nuovo ramo di business. Tra questi operatori ci sono le Big Tech, tra le quali Google e Amazon, ma anche società di sviluppo immobiliare come Starcom.

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