Storie Web venerdì, Novembre 8
Notiziario

Diventare una piattaforma globale per la standardizzazione – e dunque l’applicazione industriale e la commercializzazione – di Risc-V, una tecnologia per microprocessori “open source”, nata nel 2010 nell’Università di Berkley e destinata a prendere sempre più piede in questo settore strategico per l’evoluzione dell’economia mondiale, come alternativa alle tecnologie oggi prevalenti sul mercato (in particolare, quelle sviluppate dalla giapponese Arm), affidabili e consolidate, ma anche sottoposte a licenze molto costose per le imprese che le devono utilizzare e, di fatto, in mano a un oligopolio che – in tempi di crescenti tensioni geopolitiche e nuovi protezionismi – rischia di mettere l’Europa nell’angolo nella competizione che vede protagonisti Stati Uniti e Cina.

Una piattaforma per l’industria

Nasce con questa missione ambiziosa e visionaria la start up Quintauris, con sede a Monaco di Baviera, fondata nel dicembre 2023 dai cinque principali operatori europei di semiconduttori (Infineon, Bosch, Nxp Semiconductors, Nordic Semiconductors e STMicroelectronics), più l’americana Qualcomm Technologies, che potrebbe avere un impatto molto importante sull’industria europea e in particolare italiana, sempre più dipendenti dal mercato dei microprocessori. «Siamo una realtà unica nel suo genere, in questo settore, proprio per la partecipazione e collaborazione di questi player – spiega il ceo Alexander Kocher, austriaco, un passato come manager nell’industria dell’automazione e dell’automotive, chiamato a guidare la start up -. Il nostro obiettivo è prendere questa architettura aperta, Risc-V, e creare un’infrastruttura standard, allineata e applicabile ai prodotti dell’industria e quindi commercializzabile. A questo seguirà un percorso di certificazione, necessario per i prodotti dell’industria, in particolare per quelli dell’automotive».

Le applicazioni industriali di Risc-V

Questo primo anno di vita è servito a costruire il team che coordinerà il lavoro della start up, la cui sede è a Monaco di Baviera, ma che si propone come un progetto di europeo, con collaboratori in tutto il continente, Italia compresa, con l’obiettivo di diventare leader nel segmento della tecnologia Risc-V, che si stima arriverà a conquistare il 25% della quota di mercato dei microprocessori entro il 2030, con una crescita prevista del 47%.

«Presenteremo i primi risultati del nostro lavoro il prossimo anno – aggiunge Kocher -. Abbiamo iniziato a lavorare sulle applicazioni per l’automotive, data l’importanza di questo settore per l’economia europea e anche perché larga parte del business dei nostri investitori riguarda questo ambito, ma in futuro intendiamo espanderci ad altri comparti, ad esempio la telefonia mobile e le Ict». Con la precisazione che Quintauris non ha fabbriche: non produce, per intendersi, wafer o altri prodotti in silicio, ma «progettiamo e realizziamo l’ambiente per costruire prodotti a base di silicio, come già fanno i nostri azionisti utilizzando la tecnologia ARM. Noi produciamo la tecnologia, l’architettura, il set di istruzioni per i microprocessori», precisa Kocher. Che sottolinea il ruolo di Quintauris all’interno della strategia Ue di sviluppare un’industria dei microchip europea, competitiva con quelle americana e cinese, anche attraverso il Chips Act, che stanzia a questo scopo 43 miliardi di euro di investimenti.

Le opportunità per l’Italia

In questo scenario, anche l’Italia gioca il suo ruolo importante: «Ci sono università, come quella di Bologna, molto avanzate nella ricerca su Risc-V – spiega Kocher – e stiamo prendendo contatto con alcuni ricercatori italiani». Ma non solo: come spiega Giovanni Notarnicola, partner di Porsche Consulting che sta seguendo il piano strategico e di crescita di Quintauris, il nostro Paese avrà un impatto significativo dall’attività della start up tedesca: «Innanzitutto un impatto indiretto, dato che una delle principali voci della nostra economia è legata al settore dell’automotive, che sarà sempre più dipendente dal mercato dei chip, come noto. Poter avere semiconduttori a costi notevolmente inferiori, perché basati su una architettura open, sarà un grande vantaggio per le imprese che li utilizzano».

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