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Notiziario

Il duo formato da Michael Jackson e Quincy Jones ha rappresentato al meglio la musica negli anni 80′, grazie al successo di album come Off The Wall, Thriller e Bad. Ma tra i due c’è stata anche distanza, accuse di avidità e cause legali. La ricostruzione dei rapporti di un duo tra i più prolifici di sempre nel mondo della musica.

Michael Jackson e Quincy Jones, via Getty Images

Nelle scorse ore, all’età di 91 anni, Quincy Jones si è spento nella sua abitazione a Los Angeles. A darne l’annuncio l’addetto stampa Arnold Robinson con una nota: “Stasera, con il cuore pieno ma spezzato, dobbiamo condividere la notizia della morte di nostro padre e fratello Quincy Jones. E anche se questa è una perdita incredibile per la nostra famiglia, celebriamo la grande vita che ha vissuto e sappiamo che non ce ne sarà mai un altro come lui“. L’uomo, vincitore di 26 Grammy e un Legend Award, ha collaborato nella sua carriera con Sarah Vaughn, ma anche Frank Sinatra, Tony Bennnett (in Italia con Tony Renis sul 45 giri Cara fatina/Lettera a Pinocchio). Ha lasciato un’impronta anche nel mondo della serialità televisiva, producendo Willy, il principe di Bel Air con protagonista Will Smith, trovando anche una dimensione nella trasposizione cinematografica in musical di opere come Il mago di Oz. E proprio nel 1978, grazie a The Wiz, un’opera che traduceva in una chiave funky Il meraviglioso mago di Oz dell’autore Lyman Frank Baum, conobbe per la prima volta un artista a cui cambierà la carriera, influenzando la sua natura musicale.

Il primo incontro tra Quincy Jones e Michael Jackson

Stiamo parlando di Michael Jackson: produrrà i primi tre dischi solisti della carriera del re del Pop, rendendo la coppia tra le più vincenti nella storia dell’industria discografica americana. In una lettera consegnata al Los Angeles Times il 30 luglio 2009, Jones ripercorreva il primo incontro con Jackson: “Conoscevo bene Michael ed ero impressionato dai risultati che aveva raggiunto con i Jackson Five, ma non mi è mai passato per la testa che alla fine avremmo lavorato insieme. Ma come sempre accade, la divinità è intervenuta nel processo. Nel 1978, Sidney Lumet mi ha trascinato a calci e urla per fare la musica per The Wiz, e a posteriori sono così contento che l’abbia fatto. Come spaventapasseri, Michael si è tuffato nelle riprese di The Wiz con tutto ciò che aveva, non solo imparando le sue battute ma anche quelle di tutti nel cast. Prima delle riprese, Michael e io stavamo lavorando a casa mia e mi ha chiesto se potevo aiutarlo a trovare un produttore con cui lavorare al suo primo album da solista con la Epic. Durante le prove, durante la parte in cui lo spaventapasseri tira fuori proverbi, Michael continuava a dire ‘So-Crates’ invece di ‘Socrates’. Dopo circa la terza volta, lo presi da parte e gli dissi la pronuncia corretta. Mi guardò con questi grandi occhi spalancati e disse: ‘Davvero?’ e ​​fu in quel momento che dissi: ‘Michael, vorrei produrre il tuo album’. Fu quella meraviglia che vidi nei suoi occhi a bloccarmi. Sapevo che potevamo addentrarci in un territorio completamente inesplorato, un posto che come musicista jazz mi faceva venire la pelle d’oca“.

Il lavoro su Off The Wall e le accuse di avidità

Arriva il 10 agosto 1979, e dopo alcuni tentativi di minore rilievo, Michael Jackson pubblicherà a 21 anni Off The Wall, completamente prodotto da Quincy Jones. Insieme a lui ci saranno Rod Temperton come autore e l’album, grazie al successo di Don’t Stop ‘Til You Get Enough, vincitore l’anno successivo anche del Grammy per la Migliore interpretazione vocale rhythm and blues di un artista maschile. L’album venderà 10 milioni di copie e sarà solo la prima vetta toccata nella collaborazione tra Jackson e Jones. Proprio su Don’t Stop ‘Til You Get Enough, Jones ritornerà nel 2018 in un’intervista al portale americano Vulture, descrivendo l’avarizia come uno dei peggior difetti dell’autore di Bad: “Era avido amico. C’era il tastierista Greg Phillinganes che ha lavorato a Off The Wall, da cui è tratta la canzone. Avrebbe dovuto dargli il 10% delle royalties della canzone, ma non lo ha fatto alla fine“. Sicuramente, l’evento più importante nella carriera del duo, viene rappresentato da Thriller. Si tratta dell’album più venduto nella storia della musica con oltre 100 milioni di copie, conquistando 3 dischi di diamante negli Stati Uniti. Jones ha raccontato la genesi del disco, elaborato contemporanemente all’impegno preso dal duo con Steven Spielberg per la colonna sonora del kolossal E.T.

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L’arrivo di Thriller, l’album più venduto nella storia della musica

Con due mesi per finire Thriller, ci siamo davvero impegnati. Michael, Rod, il grande ingegnere Bruce Swedien e io avevamo trascorso così tanto tempo insieme ormai che avevamo una scorciatoia, quindi muoversi rapidamente non era un problema. Ho detto a Michael che ci serviva un pezzo rock ‘n’ roll nero, una My Sharona nera, e un pezzo di supplica per l’album. Lui è tornato con Beat It e Rod è tornato con The Lady in My Life. Rod ha portato anche Thriller e Michael ci ha cantato con tutto il cuore. A un certo punto durante la sessione l’altoparlante destro ha preso fuoco. Ci siamo riuniti tutti nello Studio A per ascoltare la prova con questa enorme attesa. Era questo, il seguito tanto atteso di Off the Wall. E suonava… terribile. Dopo tutto quel grande lavoro che stavamo facendo, non c’era. C’era un silenzio totale in studio. Avevamo messo troppo materiale sul disco. Michael era in lacrime. Abbiamo distribuito l’album e guardato Billie Jean, grazie alla performance di debutto di Michael del moonwalk nel 25° anniversario dello speciale Motown, arrivare in cima. Poi Beat It e Thriller sono esplosi, alimentati in parte dalla forte rotazione video su MTV. Prima di Billie Jean, MTV non trasmetteva video con artisti neri“. È il 30 novembre 1982 e il successo del disco accompagnerà il duo per altri tre anni, fino all’uscita del 1987 di Bad, l’ultimo album prodotto da Quincy Jones per Michael Jackson.

La genesi di We are the World e l’addio dopo tre album

Le scelte avvenute negli anni successivi a Bad, legati all’evoluzione discografica di Jackson, minarono il rapporto tra i due. L’avvento mainstream dell’hip hop e la direzione musicale che avrebbe preso Dangerous nel 1991, convinse il duo a separarsi. La richiesta di maggior potere sulla produzione dei propri dischi da parte di Jackson avrà un crescendo sin dai primi album, arrivando al suo tetto massimo nei primi anni ’90 con la scelta di farsi affiancare dai produttori Teddy Riley, Bill Bottrell e Bruce Swedien. In un’intervista alla CBS, Quincy Jones raccontò un esempio della distanza nella scelta delle produzioni nei primi tre album di Jackson, con l’origine di Don’t Stop Til You Get Enough: “Abbiamo preso il suo materiale e lo abbiamo portato a un altro livello. Tutti sanno che Michael mi inviò un messaggio, scrivendomi che avrei dovuto togliere i violini dall’intro della canzone. Diceva che avrebbe rovinato il suo groove. È diventata la parte più riconosciuta della canzone. Gli risposi che non l’avrei fatto e che non avrebbe potuto dirmi cosa avrei dovuto fare“.

Tutto questo non prima di aver fatto, di nuovo, la storia nel 1985. Prima dell’uscita di Bad infatti, a scopo di beneficenza per una disastrosa carestia in Etiopia, Michael Jackson e Lionel Ritchie scrivono e compongono We are the world. La canzone, prodotta da Quincy Jones, vedrà la partecipazione 45 superstar della musica americana, da Stevie Wonder a Ray Charles, passando per Bob Dylan, Bruce Springsteen e Dionne Warwick. La canzone raccoglierà oltre 100 milioni di dollari e diventerà uno dei brani più memorabili della discografia statunitense, vincendo quattro Grammy. In un’intervista a Vulture nel 2018, Jones ha raccontato anche parte del vissuto personale con Jackson, alcuni degli scontri vissuti in quegli anni: “Lo uccidevo per la chirurgia plastica, amico. Lui la giustificava sempre e diceva che era a causa di una malattia che aveva. Stron****. Aveva un problema con il suo aspetto perché suo padre gli diceva che era brutto e lo maltrattava“.

Le cause legali per la pubblicazione postuma di This is it

Jones ritornò anche sulla morte di Michael Jackson: “Alla fine il problema di Michael era il Propofol (sedativo contenente oxitocina). La Big Pharma che produce OxyContin e tutta quella merda è una cosa seria“. Jones ha accusato anche l’eredità di Michael Jackson nel 2009 per l’uscita di This Is It, il disco che conteneva i maggiori successi dell’autore, uscito postumo: “Dopo la morte di Michael, Frank [DiLeo, il defunto manager di Jackson] ha preso il sopravvento, e in This Is It non mi ha nemmeno dato il merito di aver prodotto le canzoni di Michael, hanno guadagnato 500 milioni di dollari. La famiglia ha ottenuto 90 milioni di dollari. Lui ha ottenuto 50 milioni di dollari e ha cercato di convincermi a darne 450.000“. Nel 2017, il team legale di Jones ha sostenuto con successo che gli erano dovuti 9,4 milioni di dollari di royalties Jackson non pagate, anche se ha perso in appello nel 2020 e ha dovuto restituire 6,8 milioni di dollari.

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