Storie Web lunedì, Dicembre 23
Notiziario

Non sentono le difficoltà di mercato registrate dai vini rossi generici quelli Premium italiani (e toscani in particolare) con un prezzo superiore ai 50 dollari. Il mercato internazionale del vino spesso mette in mostra qualche sorpresa, e così da Vinitaly.Usa, manifestazione andata in scena in questi giorni a Chicago rimbalza la notizia che i vini rossi italiani del segmento luxury, ovvero quelli con prezzo superiore ai 50 dollari tra gennaio e agosto di quest’anno hanno registrato una crescita delle vendite a valore del 3% a fronte di una performance generale dei prodotti luxury del -7%. In linea con la flessione media del mercato i vini premium americani mentre peggio è andata per i francesi calati addirittura del 16%. E’ quanto è emerso a Chicago nel corso di Vinitaly Usa dall’analisi di mercato effettuata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly sui dati SipSource di agosto.

Secondo i dati dell’osservatorio i vini rossi italiani di altissima gamma detengono una quota del 2% a volume sul totale delle vendite di rossi tricolore negli Usa che però diventa del 14% a valore. Questa fetta di mercato sale poi fino al 23% se si includono i rossi super-premium (tra i 24 e i 50 dollari), a fronte di un solo 6% delle vendite a volume.

“L’Italia – ha commentato a Chicago il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – può contare da una parte sulla forza di brand territoriali ormai riconosciuti come iconici dagli appassionati americani; dall’altra sull’esperienza del turista americano in Italia, sempre più fattore di affezione una volta rientrati a casa”.

Non a caso, a fare da protagoniste (quasi assolute) della nicchia luxury sono le etichette toscane, responsabili del 45,5% del mercato statunitense dei rossi made in Italy di alta gamma, cresciute del 13% tra gennaio e agosto di quest’anno.

Vera e propria superstar di questo segmento il Brunello di Montalcino, prima denominazione con una fetta di mercato pari al 32% dei rossi di lusso. “Il Brunello di Montalcino è ormai un brand territoriale affermato su scala globale – ha commentato il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci – proprio per la sua qualità media percepita come molto alta. Un risultato che premia sicuramente l’impegno costante e non improvvisato del Consorzio e delle aziende e che deriva anche dai riconoscimenti della critica internazionale che, negli ultimi anni, ha posto il Brunello sul podio dei migliori vini al mondo fino al raggiungimento del massimo riconoscimento nel 2023”.

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