Storie Web lunedì, Dicembre 23
Notiziario

Un messaggio online scritto tutto in maiuscolo può sembrare “aggressivo”, quasi intimidatorio. Sul web ci sono infatti regole grammaticali diverse, che spesso aprono a uno scontro generazionale tra giovani e adulti. 

Il sito Skuola.net ha stilato, assieme ad Alessia Giandomenico, professoressa molto attiva sui social, una guida per limitare le brutte figure.

Per i più giovani è sinonimo di urla, rabbia e, in generale, di aggressività immotivata. Per gli adulti è un modo di esprimersi online – magari per farsi notare – o, più semplicemente, una cattiva abitudine di scrittura. Sta di fatto che, in ambito digitale, l’utilizzo del “tutto maiuscolo” – tecnicamente chiamato Caps Lock – segna una spaccatura profonda tra Zedders, Alpha e le generazioni precedenti. 

Queste ultime, infatti, sembrano non avere colto il passaggio dal mezzo fisico al digitale. Ignorando, tra le altre cose, la netiquette del web, ossia quell’insieme di regole non scritte che disciplinano il comportamento di un utente su Internet. Con il risultato di apparire, spesso, “fuori dal tempo”: non a caso, proprio l’abuso del maiuscolo – così come quello della punteggiatura – consiste in uno dei tratti caratterizzanti i cosiddetti “boomers”. 

E così, nel bel mezzo della faida tra attempati nativi digitali e giovani veterani del web, ecco che arriva il Caps Lock Day (22 ottobre), una giornata che prende in giro proprio l’utilizzo insensato delle maiuscole e ci fa riflettere su come comunichiamo nel mondo digitale. 

Ed è proprio quest’ultimo l’obiettivo che si è prefissato il portale Skuola.net, coinvolgendo Alessia Giandomenico – professoressa di italiano che sui social conta migliaia di follower – per mettere a punto il manuale definitivo per l’utilizzo corretto del maiuscolo e minuscolo quando si è online. Una guida adatta a tutti, anche ai giovanissimi, che non sono esenti da errori di scrittura sia dentro che fuori dal web.

Il Caps Lock Day è nato per ironizzare sull’abuso delle maiuscole online. Quali sono gli esempi più comuni?

“Sui social media vengono scritti interi post in maiuscolo per attirare l’attenzione o esprimere emozioni forti. Nelle e-mail si utilizza il maiuscolo per sottolineare l’urgenza o l’importanza di un messaggio, spesso risultando aggressivi. Si lasciano commenti o recensioni in maiuscolo per enfatizzare opinioni o esperienze, che possono essere percepiti come urlati”.

Questa modalità di scrittura è spesso associato a un tono aggressivo o a un simbolico “alzare la voce”. Esistono alternative per esprimere enfasi, rabbia o urgenza senza ricorrere alle maiuscole (nel mondo digitale)?

“Certamente. Una tra tante è l’utilizzo della punteggiatura. Si possono utilizzare punti esclamativi o punti interrogativi multipli (es. “Davvero?!?”) per trasmettere emozione senza sembrare aggressivi. Si potrebbe poi usare il grassetto o il corsivo per enfatizzare parole o frasi a cui prestare attenzione (es. importante o urgente).

Un’ulteriore alternativa ci viene data dalle amatissime emoji, che possono aiutarci a esprimere le emozioni in modo visivo e meno aggressivo (ad esempio per la rabbia).

Altre soluzioni sono anche l’utilizzo di parole e frasi che trasmettono chiaramente il tono desiderato (es. “Sono molto deluso” invece di “SONO DELUSO”) o le “maiuscole parziali” ossia il ricorso al maiuscolo solo per singole parole chiave (es. “Questo è davvero IMPORTANTE”).

Dall’altra parte, invece, quali sono le implicazioni emotive di chi riceve un messaggio “urlato”? Come si sente?

“Spesso un messaggio in maiuscolo può sembrare duro o intimidatorio. Può, perciò, causare confusione, in quanto il tono del messaggio può essere frainteso. Ma anche irritazione, poiché molte persone trovano fastidioso leggere testi in maiuscolo. Infine, potrebbe comparire la sensazione di essere attaccati, dato che il maiuscolo può far sentire il destinatario come se fosse preso di mira o criticato duramente”.

Un altro segnale di aggressività (passivo-aggressiva) è concludere un messaggio con un punto. Perché si percepisce così?

“Il punto finale può sembrare tanto “aggressivo” quanto il maiuscolo poiché nei messaggi di testo il suo uso può sembrare eccessivamente formale e distaccato, creando una sensazione di freddezza. Oltretutto, il punto può dare l’impressione di una chiusura brusca e definitiva, come se il mittente non volesse continuare la conversazione. In più, dato che nei messaggi di testo è ormai comune omettere il punto finale, quando questo viene usato, per assurdo, può sembrare che il mittente stia enfatizzando il messaggio in modo negativo”.

Tornando al Caps Lock Day, nel linguaggio scritto tradizionale l’uso delle maiuscole ha regole precise. Ma sui social alcuni “schemi” sembrano superati: siamo davanti a due linguaggi diversi?

“Sì, possiamo dire che il linguaggio utilizzato sui social media ha sviluppato delle proprie regole e convenzioni, spesso diverse da quelle del linguaggio scritto tradizionale. Difatti ci sono delle evidenti differenze: sui social media, gli utenti tendono a essere più creativi e flessibili con l’uso delle maiuscole, della punteggiatura e della grammatica per esprimere emozioni e personalità.

Inoltre l’uso di emoticon ed emoji è molto più comune sui social media, aggiungendo un livello visivo ed emotivo che non esiste nel linguaggio scritto tradizionale. Le abbreviazioni (es. “LOL”, “OMG”), poi, sono ampiamente utilizzate per risparmiare spazio e tempo, mentre nel linguaggio tradizionale si tende a evitare queste forme. 

Più in generale, il tono sui social media è generalmente più informale e colloquiale, riflettendo il modo in cui le persone parlano nella vita quotidiana e la comunicazione sui social media è spesso più rapida e immediata, con meno attenzione alla correttezza formale e più enfasi sulla velocità e sull’immediatezza della risposta. Queste differenze ci portano quindi a considerare il linguaggio dei social media come una forma di comunicazione distinta da quella tradizionale, con le sue regole e convenzioni”.

Di fondo emerge l’infinita guerra generazionale tra boomers e giovani, specie online. Con i primi molto più inclini a cedere a pratiche sbagliate. Quali sono i motivi di questo “disallineamento” linguistico?

“Il “disallineamento” linguistico tra generazioni può essere attribuito a diversi fattori, prime tra tutte le abitudini di scrittura. Infatti i “boomer” sono cresciuti utilizzando macchine da scrivere e documenti cartacei, dove l’uso delle maiuscole era spesso necessario per enfatizzare titoli o sezioni importanti. Di conseguenza hanno trasferito questa abitudine al digitale senza considerare le nuove convenzioni.

Inoltre, mentre i giovani sono nativi digitali e hanno sviluppato un linguaggio specifico per la comunicazione online, che include l’uso di emoji, abbreviazioni e un tono più informale, gli adulti, non sono stati altrettanto agili nell’adattarsi a queste nuove forme di comunicazione. 

Un altro fattore è la percezione del maiuscolo, dato che per gli adulti il suo utilizzo può significare “trasmettere urgenza o importanza”, non rendendosi conto che questo può essere percepito come aggressivo o maleducato nel contesto digitale.

Per concludere, le generazioni più giovani tendono a sviluppare e adottare rapidamente nuove tendenze linguistiche e culturali, mentre le generazioni più anziane possono essere più lente a cambiare le loro abitudini consolidate. Questi fattori, quindi, contribuiscono a creare un divario linguistico tra le generazioni”.

Oltre ai casi già citati, sono tanti gli errori grammaticali del linguaggio online. Alcuni tipici dei più adulti, altri accostabili di più ai giovanissimi. Quali sono i più diffusi?

“Gli errori più comuni tra i boomer possono essere: un uso eccessivo dei puntini di sospensione, spesso utilizzati per indicare una pausa o un pensiero non concluso; o l’abuso delle maiuscole eccessive e formule di cortesia formali, fuori contesto. Per esempio, frasi come “Cordiali saluti” o “Distinti saluti” sono comuni nelle email, ma possono sembrare fuori luogo nei messaggi di testo o sui social media. Senza dimenticare, infine, le emoticon testuali: le ‘antenate’ delle emoji grafiche.

Tra i giovani gli errori più comuni sono, invece: le abbreviazioni eccessive, l’uso improprio delle emoji e la mancanza di punteggiatura nelle frasi. Nei messaggi di testo i giovani spessissimo omettono la punteggiatura, il che può rendere il messaggio meno chiaro. Anche l’uso di termini gergali o slang che cambiano rapidamente, infine, può creare barriere di comprensione tra generazioni”.

In ambito educativo, quali sono i rischi della ‘scissione’ tra scrittura online e scrittura tradizionale? Ci sono conseguenze sull’apprendimento della grammatica?

“Non possono essere taciute le conseguenze sull’apprendimento grammaticale, e non solo. La “scissione” tra scrittura online e scrittura tradizionale ha portato in primis al declino della grammatica formale, in quanto l’uso frequente di abbreviazioni, formule gergali e punteggiatura non convenzionale crea una minore attenzione verso le regole grammaticali tradizionali. Inoltre gli studenti non hanno più la capacità di distinguere il linguaggio informale usato online e il linguaggio formale richiesto in contesti accademici o professionali.

Un’altra conseguenza sta nel fatto che la comunicazione online tende a essere breve e concisa, il che può ridurre la capacità degli studenti di sviluppare e articolare pensieri complessi in forma scritta.

Inoltre l’abitudine a leggere testi brevi e frammentati online può influire negativamente sulla capacità di comprendere e analizzare testi più lunghi e complessi.

Immancabile è poi la “conseguenza ortografica”. L’uso di correttori automatici e la mancanza di attenzione all’ortografia nei messaggi di testo stanno portando a errori ortografici sempre più frequenti”.

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