Sempre drammatica la situazione in Medio Oriente. Un’esplosione in una moschea in una zona a maggioranza alawita di Homs, in Siria, ha ucciso tre persone, secondo quanto riportato dai media statali che citano un bilancio preliminare. L’agenzia di stampa statale Sana ha riportato «un’esplosione all’interno della moschea Imam Ali Bin Abi Talib nel quartiere di Wadi al-Dahab, la cui natura è in fase di indagine», aggiungendo di avere «informazioni iniziali sulla morte di tre persone e sul ferimento di altre cinque». Secondo le informazioni preliminari, sarebbe stato un kamikaze a far detonare il proprio ordigno esplosivo all’interno della moschea Imam Ali Bin Abi Taleb.
Intanto l’esercito israeliano ha annunciato una serie di attacchi contro obiettivi di Hezbollah in Libano, tra cui depositi di armi e un complesso di addestramento. «Sono stati colpiti diversi depositi di armi e siti di infrastrutture terroristiche, utilizzati da Hezbollah per condurre attacchi terroristici contro lo Stato di Israele», hanno dichiarato le Idf in una nota, nella quale si sostiene che l’infrastruttura colpita serviva per l’addestramento dell’unità d’élite al-Radwan della milizia sciita filoiraniana libanese.
Nonostante un cessate il fuoco del novembre 2024, che avrebbe dovuto porre fine a oltre un anno di ostilità tra Israele e Hezbollah, Israele ha continuato a colpire in Libano e ha mantenuto truppe in cinque aree che ritiene strategiche, puntando il dito contro quelle che ritiene violazioni della tregua da parte del partito di Dio libanese. In questi 13 mesi dall’accordo, circa oltre 340 persone sono state uccise dal fuoco israeliano in Libano, secondo un conteggio dell’Afp basato sui rapporti del ministero della Salute di Beirut.











