Storie Web giovedì, Dicembre 25
Sicilia, la Regione punta su decontribuzione e Sicily working

Una manovra da circa 1,5 miliardi di euro, approvata nei tempi dall’Assemblea regionale siciliana, che punta con decisione su occupazione stabile e investimenti. La legge di Stabilità e il bilancio 2026-2028 non si limitano a distribuire risorse: secondo l’analisi tecnica dell’Assessorato regionale dell’Economia, le misure chiave sono in grado di generare un impulso aggiuntivo alla crescita del Pil siciliano pari a circa mezzo punto percentuale all’anno nel triennio.

Lavoro: decontribuzione e qualità dell’occupazione

Il baricentro della manovra è il lavoro. Tre norme, per 221 milioni l’anno, puntano a far crescere l’occupazione. La misura cardine è la Decontribuzione Sicilia: contributi alle imprese pari al 10% del costo del lavoro per nuove assunzioni, che salgono al 15% se riguardano donne o over 50 disoccupati da almeno due anni. La stessa aliquota maggiorata vale per le aziende che introducono welfare aziendale, modelli ESG, investono in sicurezza o riducono l’orario a 35 ore settimanali a parità di salario. Il meccanismo si rafforza quando le assunzioni sono connesse a nuovi investimenti produttivi: i contributi possono arrivare fino al 60% per le piccole imprese, 50% per le medie e 40% per le grandi, nel rispetto della disciplina sugli aiuti di Stato. È qui che, secondo l’analisi di impatto, si concentra l’effetto più rilevante su produzione e valore aggiunto.

Accanto a questo, 21 milioni finanziano il programma Sicily working, con contributi fino a 30 mila euro per le imprese europee che assumono lavoratori in modalità da remoto. Tre milioni sono destinati alla creazione di coworking, recuperando immobili pubblici ed ecclesiastici inutilizzati.

Imprese e investimenti: Super Zes e credito d’imposta

Sul fronte produttivo, la Regione istituisce la Super Zes siciliana, per rafforzare la Zona economica speciale unica con semplificazioni amministrative, procedure più rapide e 10 milioni aggiuntivi per potenziare il credito d’imposta sugli investimenti. Un pacchetto da 15 milioni stimola gli investimenti delle famiglie sulla casa, puntando su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, con attenzione a centri storici e giovani coppie. Secondo le stime tecniche, anche queste misure, pur più contenute, attivano filiere locali ad alta intensità di lavoro, con effetti diffusi su consumi e produzione. Per il settore auto arriva la riduzione della tassa automobilistica per le imprese con più di dieci veicoli e esenzioni per chi acquista mezzi elettrici, ibridi, plug-in, Lng e bio-Lng. Esenzione totale anche per i veicoli del terzo settore e della protezione civile iscritti al Runts. Confermati e resi strutturali i contributi all’editoria: 3 milioni per quella giornalistica e 1 milione per l’editoria libraria. Alla Crias vanno 10 milioni per rifinanziare i fondi rotativi di artigiani e imprese agricole. A queste ultime si aggiungono 4 milioni l’anno per cofinanziare polizze contro i danni meteoclimatici catastrofali.

Stabilizzazioni e sociale

La manovra interviene anche sul precariato storico. Con 40 milioni, i forestali stagionali lavoreranno 23 giornate in più nel 2026. Via libera alla stabilizzazione dei 270 trattoristi dell’Esa, all’armonizzazione a 25 ore dei contratti degli ex Pip e all’aumento di due ore per gli ex precari già stabilizzati negli enti locali. Sul fronte sociale, 12 milioni contrastano la povertà energetica, finanziando impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo per famiglie a basso reddito. Ai Comuni vanno 365 milioni di trasferimenti ordinari e 115 milioni per gli investimenti; 108 milioni alle ex Province. Stanziamenti specifici coprono rifiuti, dissesti finanziari, beni confiscati alla criminalità organizzata, bonifica delle strade extraurbane e anticipazioni di liquidità per il servizio idrico.

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