Storie Web lunedì, Dicembre 1
Notiziario

È ripartita la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova Cornigliano, sospesa giovedì, alla vigilia dell’incontro del giorno dopo, al ministero delle Imprese e del made in Italy. Stamattina, al termine di un’assemblea, i lavoratori dell’acciaieria hanno proclamato uno sciopero immediato. In corteo, con alcuni mezzi pesanti, hanno lasciato lo stabilimento e si sono recati alla stazione di Cornigliano, dove è in atto un presidio. Hanno annunciato di non avere intenzione di spostarsi, fino a quando non ci saranno novità.

«I lavoratori dell’Ilva di Genova – afferma il segretario generale della Fiom genovese, Stefano Bonazzi – riprendono la lotta esattamente dove l’hanno lasciata: l’incontro di venerdì è andato molto male, di fatto non c’è la riapertura degli impianti del Nord, continua a esserci la prospettiva di una fermata degli impianti di Genova, Novi Ligure e Racconigi. I lavoratori non sono disponibili ad accettarlo e oggi tornano in lotta. La richiesta è molto chiara: ritiro del piano corto, ovvero il fatto che Taranto produca poco e quel poco non venga mandato al Nord per essere lavorato».

E Armando Palombo, rsu Fiom dell’ex Ilva, gli fa eco: «Ci hanno tolto 200mila tonnellate di zincato, non ci sarà nessun aumento della cassa: dovremmo stare quattro mesi senza fare niente; a un 50enne prospettare uno scenario così non è bello. Prima che ci prendano per eutanasia noi ci attiviamo. Nel caso questo Governo avesse veramente deciso di chiudere, il prezzo che gli faremo pagare è altissimo ed è per quello che oggi facciamo ciò che abbiamo interrotto giovedì: devono venirci a sfollare con le forze dell’ordine, perché noi non molliamo, siamo dalla parte della ragione, produciamo, abbiamo tenuto gli impianti in piedi».

Netto anche Antonio Apa, coordinatore Uilm Liguria: «Si tolgano dalla testa qualsiasi chiusura di Cornigliano e dell’intero complesso della siderurgia. L’incontro di venerdì a Roma, con il ministro è stato del tutto insoddisfacente. Non ci convincono le rassicurazioni di Urso di ulteriori trattative con altri operatori internazionali, più una cordata italiana, che sarebbero disponibili a rilevare la siderurgia. Favole. Perché sono 15 mesi che il ministro ha fallito sulla cessione dell’ex Ilva. Il Governo oggi è in una fase di relativa stabilità, con conti pubblici in ordine. Pertanto occorre l’individuazione di una cordata italiana con partecipazione diretta dello Stato».

Venerdì, sottolinea, invece, il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, «siamo riusciti a ottenere, perlomeno, la latta e adesso stiamo lavorando per la zincatura; quindi andremo avanti anche per questo. Ci saranno, questa settimana, ulteriori incontri con il ministro Urso e quindi andremo avanti. C’è da negoziare e continueremo a negoziare, ma siamo in attesa del compratore finale e faremo tutto il possibile affinché questo possa avvenire entro 28 febbraio».

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