Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha annunciato che sottoporrà al Parlamento di Taipei un budget aggiuntivo da quasi 40 miliardi di dollari in 8 anni per dotare il Paese di sistemi di difesa più moderni e dissuadere la Cina da un’invasione. La portata degli investimenti non ha precedenti ed è superiore alla somma dei 4 precedenti extra budget militari approvati da quando, negli anni 90, l’isola ha imboccato la strada della democrazia. Rivolgendosi ai giornalisti, il presidente taiwanese ha detto che la Storia insegna che cercare il compromesso di fronte alle aggressioni non porta che «schiavitù» e che «in materia di sicurezza nazionale non c’è posto per i compromessi».
Il prossimo anno, il Paese asiatico spenderà l’equivalente di 30,3 miliardi di dollari nella Difesa, equivalenti al 3,32% del Pil, superando il tetto del 3% per la prima volta dal 2009. Lo scorso agosto Lai aveva espresso il desiderio di portare il budget della difesa al 5% del Pil entro il 2030. L’entità degli investimenti effettivi potrebbe variare perché il budget di Lai dovrà essere approvato dal Parlamento, dove la coalizione costruita intorno al suo Democratic Progressive Party (Dpp) non ha più la maggioranza e dovrà fare i conti con le posizioni del Kuomintang (Kmt) che ha una linea meno aggressiva verso Pechino. Nel rispondere all’annuncio, la presidente del Kmt Cheng Li-wun si è mossa su un crinale sottile: non ha detto esplicitamente che il suo partito voterà contro gli stanziamenti, ma ha invitato Lai alla moderazione, dicendo che gli abitanti di Taiwan «vogliono restare lontani dalle fiamme della guerra».
Il gelo con Pechino
Il presidente taiwanese ha ripetutamente chiesto a Pechino di poter aprire un dialogo, ma le sue aperture sono state sempre respinte in quanto provenienti da un «separatista». Prima ancora della conferenza stampa di Lai, un portavoce del governo cinese aveva accusato Taipei di «comprare armi, cercando di guadagnare il favore di potenze straniere con fondi che avrebbe potuto usare per migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini e sviluppare l’economia». Taiwan ha un reddito pro capite circa triplo di quello cinese.
Lai ha giustificato le maggiori spese spiegando che «le minacce cinesi a Taiwan e alla regione dell’Indo-Pacifico sono sempre più grandi» e sottolineando come «recentemente in Giappone, nelle Filippine e nello Stretto di Taiwan» ci siano state «incursioni militari e campagne di disinformazione che hanno suscitato profonda preoccupazione». Lai ha parlato anche di «campagne da zona grigia», un’espressione che indica l’impiego di mezzi civili, tipicamente dei pescherecci, per fini politici e militari, come sancire il proprio controllo su aree contese, una tattica ricorrente nel Mar della Cina Meridionale. Lai ha aggiunto che il suo governo cercherà di alzare le difese contro la «guerra psicologica» di Pechino e i tentativi di interferenza in occasione degli appuntamenti elettorali.










