Mia madre ha 82 anni, è stata dimessa dall’ospedale dopo una frattura al femore e non può muoversi. Mi hanno parlato dell’Assistenza Domiciliare Integrata, ma non so da dove cominciare. Chi devo chiamare? Come funziona? E come posso capire se il servizio è di qualità?
L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è un servizio sanitario e socio-assistenziale pubblico che porta le cure direttamente a domicilio, permettendo una continuità assistenziale fondamentale per anziani, persone non autosufficienti, malati cronici o pazienti dimessi dall’ospedale. Ma come si attiva l’ADI? La richiesta può essere presentata da: il cittadino o un familiare/caregiver; il medico di medicina generale (MMG) o il pediatra di libera scelta (PLS) lo specialista ospedaliero al momento della dimissione; lo sportello ADI/PUA della ASL, nei territori in cui è previsto.
La richiesta avvia una valutazione multidimensionale, svolta da un’équipe composta da medico, infermiere e assistente sociale, che valuta bisogni sanitari, funzionali e sociali. Se la persona ha diritto all’ADI, viene definito un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI) con: figure professionali coinvolte; tipo di prestazioni; frequenza degli accessi; durata del percorso.
Quali prestazioni sono comprese? Le prestazioni sanitarie (infermieristiche, fisioterapiche, riabilitative) rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e sono quindi gratuite. Le prestazioni socio-assistenziali possono prevedere un contributo, definito dal Comune.
I tempi di attivazione dipendono dal territorio: nei casi post-ricovero si attiva rapidamente mentre negli altri può servire più tempo.








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