Mentre il dossier degli asset russi procedeva in acque torbide, l’Italia ha incassato un risultato significativo sul fronte della competitività e, in particolare, delle norme che riguardano il settore automobilistico.
Il successo principale per il governo Meloni, forte di un asse strategico con la Germania (e in particolare con il Cancelliere tedesco Friedrich Merz), è stato l’ottenimento di un riesame e di una clausola di revisione cruciali sulle politiche di transizione ecologica.
Le conclusioni del Consiglio Europeo hanno certificato infatti che il riesame delle norme sulle auto a benzina e diesel avverrà nel segno della “neutralità tecnologica”. Questa formula è fondamentale per l’Italia, in quanto apre la porta a tecnologie alternative al solo elettrico – come i biocarburanti o gli e-fuels – nell’ottica di rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni senza imporre un’unica soluzione.
Catena di montaggio in una fabbrica di automobili (SAMEER AL-DOUMY/AFP via Getty Images)
È stato poi concordato l’inserimento di una clausola che consentirà di rivedere i target di riduzione delle emissioni fissati per il 2040.
La presidente Meloni, durante un bilaterale con la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, era stata inoltre molto chiara, chiedendo un “intervento urgente sull’automotive e sull’industria ad alto consumo energetico” per ridurre i prezzi e preservare la competitività.
L’inclusione di questi punti nelle conclusioni del Consiglio Europeo è stata percepita a Roma come una vittoria, in quanto certifica la necessità di maggiore flessibilità e realismo nell’attuazione della transizione ecologica, tutelando un settore strategico come quello dell’auto e le industrie energivore.
Il risultato, tuttavia, non chiude la partita. Francia e Spagna, ad esempio, hanno già espresso la loro contrarietà a qualsiasi deviazione dagli obiettivi ambiziosi della transizione ecologica.












