Storie Web mercoledì, Ottobre 22
Notiziario

Sì della Camera con 145 voti favorevoli, 101 contrari e 7 astenuti alla proposta di legge che modifica il codice dei beni culturali e del paesaggio puntando alla valorizzazione sussidiaria dei beni culturali, con l’istituzione del circuito «Italia in scena». Il provvedimento che passa ora al Senato e contro cui si sono espresse le opposizioni è composto di 5 articoli e punta a favorire, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, nella valorizzazione dei beni culturali e dell’impresa culturale e creativa, «quale attività d’interesse generale necessaria a formare e a preservare l’identità e la memoria storica della comunità nazionale e delle comunità locali a promuovere lo sviluppo della cultura in tutte le sue forme e a superare i divari territoriali e sociali favorendo occasioni di crescita economica».

I contenuti in pillole

Nello specifico, tra le varie novità si punta ad istituire una nuova “Anagrafe digitale degli istituti, dei luoghi della cultura e dei beni culturali di appartenenza pubblica”. Sulla base delle rilevazioni effettuate nell’ambito dell’Anagrafe, il ministro della Cultura definirà a livello nazionale la strategia e gli obiettivi comuni di valorizzazione dei beni culturali, denominata “Italia in scena”. L’articolo 4 del provvedimento contiene invece disposizioni in materia di semplificazione dei prestiti d’arte nonché di competitività del mercato dell’arte e del sistema museale nazionale. Durante l’esame in sede referente è stato inoltre introdotto un ulteriore articolo, il 5, composto da due commi e recante norme in materia di circolazione delle opere statali non esposte al pubblico.

Mollicone (FdI): riforma parlamentare storica

«Per Fratelli d’Italia, questo testo rappresenta molto più di una semplice riforma tecnica del Codice dei beni culturali. È un passaggio politico e culturale che segna una direzione precisa». Sono le parole con cui il presidente della Commissione cultura della Camera e primo firmatario Federico Mollicone ha accompagnato al voto le norme. «È una riforma parlamentare storica, che affonda le sue radici nella nostra storia politica, nei programmi fondativi del nostro movimento, nelle idee che ci hanno guidato fin dall’inizio».

Per chiarire «un equivoco diffuso», è stata anche precisata la scelta del nome. «Non è questa legge a chiamarsi come il libro, come è stato insinuato, ma semmai quel libro che si ispira alla visione di questa legge, agli stessi principi che la animano, ai punti del programma di Fratelli d’Italia. È scritto tutto in questo stesso saggio politico, con la prefazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con pagine e pagine di battaglie fatte, alcune delle quali anche insieme all’opposizione come la legge sul libro insieme all’allora collega Piccoli Nardelli. E comunque, dopo aver approvato riforme come Jobs Act , Freedom of Information Act, Stepchild Adoption e una serie di altri tremendi anglicismi, fanno sorridere le critiche puritane al titolo di questo testo di legge».

Iacono (Pd): provvedimento debole nei contenuti e improprio nella forma

Di provvedimento «debole nei contenuti e improprio nella forma» parla la deputata dem Giovanna Iacono, componente della commissione Cultura, intervenendo in dichiarazione di voto. «È singolare – ha spiegato l’esponente Pd – che una proposta di legge riprenda esattamente il titolo di un libro del suo stesso proponente e presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone. Un atto parlamentare non può trasformarsi in una vetrina personale o nel prolungamento di un’operazione editoriale: il Parlamento è il luogo in cui si tutelano l’interesse generale e la sobrietà delle istituzioni». Nel merito, conclude Iacono, il testo presenta gravi criticità. «Vaghezza degli strumenti attuativi, assenza di un piano finanziario strutturato, eccessiva enfasi sulla promozione a scapito della tutela. La cultura non può ridursi a un format o a un brand: valorizzare significa rendere fruibile il patrimonio nel rispetto della sua identità e del suo valore pubblico. L’Italia non ha bisogno di nuove scenografie legislative, ma di investimenti stabili, risorse e tutele per chi lavora nella cultura. La cultura è un diritto, non un ornamento, e va sostenuta con politiche solide, non con slogan».

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.