L’alimentare non basta. All’interno di un quadro internazionale complesso, tra tensioni geopolitiche e guerre reali e commerciali, i distretti chiudono in frenata il primo semestre dell’anno, riducendo le vendite estere del 2,7% a 80,4 miliardi, risultato di una frenata che si palesa sia nel primo che nel secondo trimestre. Un freno, evidenziato dal monitor sui distretti realizzato da Intesa Sanpaolo, diffuso a più comparti ma che arriva con particolare intensità dal sistema moda, una discesa di calzature, pelletteria e oreficeria che si spinge fino all’8% nei beni di consumo.
I distretti della moda toscani, tra pelletteria di Firenze e abbigliamento di Empoli, sono in effetti tra i più colpiti dalla frenata, cedendo nel complesso mezzo miliardo di vendite.
Guardando alle medie generali delle categorie (che non comprendono la farmaceutica, settore in forte crescita oltreconfine, che tiene a galla invece le medie nazionali dell’export), se la meccanica e la metallurgia tengono, con frenate nell’ordine di un punto, prodotti in metallo, elettrodomestici e prodotti della moda (intermedi e di consumo) sono invece i più penalizzati.
Un quadro opposto invece per i distretti dell’agroalimentare, gli unici nel complesso a sviluppare una crescita sia nel primo che nel secondo trimestre del 2025. Il tema dominante, tuttavia, è l’ampia dispersione dei risultati, a testimonianza di un quadro ancora confuso, in cui l’esposizione ad aree geografiche diverse dei singoli distretti determina performance in ordine sparso. Anche nell’alimentare, infatti, si trovano aree in discesa, come l’olio toscano, i dolci di Alba, le conserve di Nocera.
In valore assoluto i risultati più rotondi del primo semestre sono per la nautica di Viareggio (dove però poche singole commesse spostano gli esiti), la calzetteria di Castel Goffredo e la meccanica strumentale di Bergamo.