Storie Web giovedì, Ottobre 16
Notiziario

“La transizione demografica è per il nostro paese una delle sfide principali,  sta cambiando non solo la dimensione delle cosiddette coorti generazionali, cioè il numero di giovani, anziani, e adulti che lavorano ma si stanno evidenziando degli effetti sia nel mondo lavorativo oggi e in prospettiva un rischio altissimo di non sostenibilità dei conti pubblici” e per questo  “per la prima volta il Parlamento italiano si è dotato di una commissione parlamentare al fine di fare questa analisi e indicare possibili strategie di intervento”.  A presiedere la “Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto” è Elena Bonetti, deputata e presidente di Azione. “L’Italia è un paese di record – dice Bonetti a Rainews.it– alcuni positivi altri purtroppo negativi. Nel 2024 abbiamo raggiunto il numero minimo di bambini nati nell’anno, e il numero più basso del tasso di fecondità. Abbiamo, inoltre, un livello basso di occupazione femminile e giovanile. Questo significa che da un punto di vista dei conti previdenziali e del welfare c’è un rischio di non sostenibilità da qua a 15-20 anni, ma l’altra questione è il mondo del lavoro che si svuota sempre di più. Di fronte a questi fenomeni che hanno una complessità di cause serve una analisi sistematica che non solo raccolga i dati ma li correli, in modo che il legislatore e chi governa possa assumere delle decisioni e delle azioni che siano efficaci”. 

Come procedono i lavori della commissione e quali priorità o criticità stanno emergendo ?

“Abbiamo svolto un ciclo di audizioni che ha coperto tutte le tematiche di cui la commissione si deve occupare: il tema dei dati demografici, dei tassi occupazione, delle differenze territoriali; ci siamo occupati poi di educazione e formazione, di sanità, di previdenza e del mondo del lavoro. Tanti temi che devono essere ulteriormente approfonditi e amplificati. Una cosa trasversale che abbiamo rilevato è un cambio metodologico nelle politiche pubbliche, cioè la necessità di attivare delle politiche pubbliche a tutti i livelli – dal Parlamento, al governo, agli enti territoriali – che abbiano una visione di strategia, con obiettivi e azioni definite. Questa capacità di innovazione metodologica è un dato che si sta evidenziando in tutte le audizioni, così come la necessità di stabilire un patto e un’alleanza di paese, coinvolgendo in modo integrato il mondo delle imprese, degli amministratori, il terzo settore. Tra i temi, invece, che stanno emergendo c’è quello della popolazione più anziana, sia per quel che riguarda la necessità di cure e assistenza, sia per la necessità di valorizzare la produttività della popolazione anziana per un tempo più lungo di vita. E l’altro tema è la questione dei giovani, oggi l’Italia non è più la prima scelta per i giovani e per i loro progetti di vita. E un altro tema è quello delle aree interne: il nostro è un paese caratterizzato da ricchezza ed eccellenze diffuse, ma le piccole comunità, i borghi si stanno spopolando e questo di fatto cambia l’assetto economico, produttivo e sociale con effetti disastrosi. Questo è un altro tema su cui la commissione intende lavorare”.

L’Inapp, a proposito di politiche pubbliche,  ha evidenziato che nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro circa 6,1 milioni di occupati, e i giovani non basteranno a sostituirli. C’è la necessità di attuare riforme nel breve periodo?

“Ci sono delle esigenze che già oggi sono in essere, per esempio la mancanza di manodopera e manodopera qualificata, pensiamo al mondo dell’industria, dell’artigianato, della sanità e anche della scuola. Ma le politiche demografiche devono saper dare una risposta all’esigenza dell’oggi ma anche avere una strategia di medio e lungo termine, questo riguarda le politiche del lavoro, le politiche delle pensioni, e riguarda gli investimenti.  Poi ci sono politiche che devono essere messe in campo e considerate oggi, penso a quelle immigratorie, per rispondere a esigenze del mondo del lavoro, abbiamo avuto anche da Confindustria, in audizione, l’evidenza di tali necessità: in quale modo fare entrare la popolazione straniera con competenze qualificate, per essere impiegate nelle nostre imprese e favorire processi di integrazione e qualificazione. E un altro grande tema che riguarda l’oggi, e che ha uno sviluppo futuro, riguarda i giovani: tantissimi giovani vanno all’estero, soprattutto la popolazione giovanile più qualificata. Questo già oggi per noi è un danno ma avrà un riverbero dannosissimo in futuro, perciò le politiche per mantenere il nostro paese attrattivo hanno un effetto oggi ma devono disegnarsi anche in una prospettiva di tempo futuro”.

In occasione della sua visita al Quirinale Papa Leone XIV ha parlato del calo della natalità e sottolineato la necessità di un maggiore impegno a favore delle famiglie. Come accogliere questo messaggio?

“Quello di Papa Leone XIV è un richiamo che va assolutamente accolto e ascoltato per l’Italia, l’investimento nelle politiche famigliari è fondamentale, sia nel sostegno che nel rilancio della natalità, visti i minimi storici, anche per favorire quel protagonismo delle donne e dei giovani che oggi invece sono energie potenziali bloccate. Servono politiche integrate: la questione del reddito, l’assegno unico, che ha evidenze positive in tale direzione, ma anche politiche di servizi territoriali e di incentivo al lavoro e di sostegno alla cura degli anziani. La prospettiva per il nostro paese è quella di avere famiglie sempre più piccole, isolate, fatte anche da una sola persona e lì il rischio di solitudine e di fragilità è molto forte, e quindi il welfare va riformato”. 

Nel lavoro della commissione si riescono a conciliare le spinte politiche dei partiti, alla ricerca di consenso, con una analisi e una prospettiva soprattutto istituzionale?

“Il vantaggio del lavoro in commissione è che la commissione è un luogo di incontro per tutti i partiti , che quindi chiede una convergenza su posizioni unificate e unificanti. Ciò permette di togliere il lavoro della commissione dal dibattito più prettamente di propaganda o di conflitto politico o elettorale. Sulla transizione demografica o si utilizza questo approccio o non la si tratta,  altrimenti non si ottiene nulla. Da un lato c’è la consapevolezza di dover fare un passo indietro rispetto alla ricerca di un consenso immediato da parte di ciascuno e dall’altro lato c’è la consapevolezza di contribuire in questo modo a costruire a una risposta solida per il paese. La politica italiana è in grado di fare questo e lo ha dimostrato. La nostra Repubblica è nata con questo stile, le madri e i padri della nostra Costituzione hanno fatto questo allora per il futuro. È un processo costituente anche quello che riguarda oggi la transizione demografica e quindi richiede quel metodo. Quando questo accade i risultati sono continuativi. E penso che l’utilità della commissione di inchiesta in questo caso abbia esattamente questo scopo”. 

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