«L’Italia è un mercato molto importante, strategico: uno di quelli leader nella transizione energetica, in Europa e forse anche nel mondo», così Joseph Anis, presidente e ad di Ge Vernova Gas Power Business nell’area Emea, spiega la decisione dell’azienda – nata lo scorso anno ad aprile come spin off dell’energia della storica multinazionale General Electric – di produrre un white paper dedicato al nostro Paese, scelto come uno dei nove pivot nel mondo. Si tratta di uno studio (Navigating the Energy Transition: Pathways to Net Zero in Italy) che considerando i target di elettrificazione e decarbonizzazione al 2030 e al 2050, traccia una strada concreta da percorrere.
Ge Vernova ha valutato per l’Italia un percorso che punta sulla renewable ambition e che richiede di portare la capacità eolica e solare nel nostro Paese a 100 GW entro il 2030, ed espanderla a oltre 200 GW entro il 2050. Prevede inoltre almeno 40 GW di sistemi di accumulo a batteria, 14–17 GW di capacità da turbine a gas a ciclo combinato con cattura della CO₂ (uno dei primi progetti commerciali, il NetZero Teesside Power, è in costruzione nel Regno Unito e vede il coinvolgimento proprio di Ge Vernova), 8 GW di Smr (small modular reactors) nucleari e il completamento dei progetti di potenziamento della rete di trasmissione, senza i quali l’Italia rischierebbe di sprecare 82 TWh di energia rinnovabile entro il 2050, circa il 16% della domanda nazionale stimata. La combinazione tecnologica, insieme ad altri fattori abilitanti in materia di autorizzazioni e regolamentazione, permetterebbe al Paese di raggiungere gli obiettivi climatici del 2030 e del net zero al 2050. In bilico i primi, invece, in una traiettoria business as usual legata anche a maggiori costi e dipendenza dalle importazioni.
Focus sull’Italia
«Lo studio dà una prospettiva, una tabella di marcia: indica un portafoglio di tecnologie che possiamo sviluppare sul mercato italiano per aiutare la transizione. L’Italia è già attiva su più fronti: solare, eolico, è un hub del gas. Possiamo supportare queste tecnologie, migliorare la connettività tra Nord e Sud, aumentare la flessibilità per la rete, per massimizzare tutte le fonti», spiega Anis: «Vediamo una forte attività sul fronte dell’elettrificazione in tutta Europa, ma in Italia in particolare è incoraggiante quello che si sta facendo, con l’aumento della capacità installata e la continuità con cui vengono portati i progetti sul mercato. Si vuole essere dove accadono le cose e l’Italia è il Paese in cui stanno accadendo».
«L’Italia è rilevante», ribadisce Roberta Galli, leader per la Crescita strategica di Ge Vernova in Italia: «Per dimensione, per posizione geografica, per strumenti come Macse, Fer X, capacity market. Siamo fornitori di operatori che hanno partecipato a queste aste. In Italia, come storico, abbiamo prodotto una capacità installata di circa 27 GW che genera il 24% dell’elettricità italiana. Vediamo che c’è una maturità sulle tecnologie di decarbonizzazione, ma uno sviluppo a un ritmo che non permetterebbe di raggiungere i target del 2030. In un approccio di neutralità tecnologica, proponiamo quindi quello che è il miglior mix, e che comprende termoelettrico, nucleare e sviluppo della rete».
Nucleare
Per quanto riguarda il nucleare, «ovviamente lo sosteniamo quando un Paese è pronto», sottolinea Anis, mentre Galli specifica: «Nella filiera dedicata, l’Italia ha mantenuto le sue competenze per la componentistica: per lo Smr che stiamo costruendo in Canada alcuni componenti vengono proprio da qui».