Storie Web mercoledì, Ottobre 15
Notiziario

Cresce ancora il valore complessivo dei cento marchi inseriti ogni anno da Interbrand nella sua classifica “Best Global Brands”, presentata per la prima volta nel 2000: nel 2025 il dato è arrivato a 3,6 trilioni, con un incremento del 4,4%, rispetto ai 3,4 trilioni nel 2024. Quest’anno la classifica si distingue per un forte dinamismo, con dodici nuovi ingressi (mai così tanti da 25 anni), crescite record e alcune significative flessioni. «L’espansione dei servizi digitali e l’ascesa dell’intelligenza artificiale stanno accelerando come mai prima d’ora l’affermazione di nuovi leader di mercato. L’innovazione dirompente si conferma così una delle forze chiave che ridefiniscono i brand globali», spiega Gonzalo Brujó, global ceo di Interbrand.

I primi tre classificati e i criteri seguiti da Interbrand

Sul podio, come accade da molti anni, ci sono Apple, Microsoft e Amazon e anche gli “scalatori” della classifica sono marchi o aziende del settore tech: Nvidia, Instagram, YouTube, Uber e Netflix. Per essere inclusi nella classifica di Interbrand – società di analisi del valore dei marchi e pioniera del settore – i brand devono soddisfare i seguenti criteri: primo, essere sufficientemente disponibili dati pubblici relativi alle performance finanziaria del brand; secondo, una significativa porzione dei ricavi deve provenire da Paesi al di fuori di quello di origine del brand; terzo, il brand deve avere una presenza globale e una penetrazione nei mercati emergenti; quarto deve esserci l’aspettativa di un profitto economico positivo nel lungo termine, generando un ritorno superiore al costo del capitale; quinto, il brand deve avere un profilo pubblico e un livello di notorietà sufficiente nelle principali economie mondiali; sesto, “il punteggio di “Brand Strength Score” del brand deve essere pari o superiore a 50.

Come si calcola il valore di ogni marchio

La metodologia di brand valuation di Interbrand – che si concretizza in una cifra in dollari – prende in considerazione tre fattori: la performance finanziaria dei prodotti o servizi contraddistinti dal brand; il ruolo svolto dal brand nel processo d’acquisto (role of brand) e la forza competitiva del brand, di conseguenza la sua capacità di creare fidelizzazione e di sostenere domanda e margini nel lungo periodo (brand strength). Partendo dal presupposto che i brand che aspirino alla vera leadership non devono solo offrire esperienze eccezionali ai propri clienti, ma sono sempre più chiamati ad agire con integrità, facendo ciò che è più giusto per le persone e per il pianeta, Interbrand ha integrato nel suo metodo di valutazione la rilevanza e l’impatto delle attività ambientali, sociali e di governance (Esg) di un brand.

La presenza italiana si concentra nell’alta gamma

Il lusso nel suo complesso ha faticato. In questo contesto, Prada (#86) ha segnato un aumento dell’8%. Hermès (#21), il brand del lusso in più rapida crescita, ha registrato un aumento del 18% in termini di valore e un incremento di una posizione. Louis Vuitton (#12) ha perso il 5% di valore, Gucci (#69) esce dalla top 50. Chanel (#24, -8%) ha mantenuto la sua posizione nella top 25. Per quanto riguarda in particolare il soft luxury o lusso accessibile, l’aumento dei prezzi protrattosi oltre il periodo post pandemico, unito alla mancanza di veri e propri successivi creativi, ha allontanato diverse fasce di clienti, frenando l’intero settore. Il primo brand italiano della classifica è Ferrari, al 54° posto e in forte crescita in quanto a valore (+17% rispetto al 2024). «Ferrari rafforza il suo posizionamento come brand di lusso a pieno titolo, acquisendo credibilità nell’ambito del fashion e mantenendo intatta la desiderabilità di tutto ciò che è Ferrari, anche se è BYD il più grande disruptor nel mercato automotive dalla comparsa di Tesla – sottolinea Manfredi Ricca, Global Chief Strategy Officer di Interbrand -. Il prodotto, di livello mondiale, ha registrato significativi progressi nel mercato europeo, ampliando la sua presenza a partire dalla base asiatica. Tuttavia, BYD deve prestare attenzione: senza investimenti per rafforzare la narrativa del brand, questa crescita non sarà sostenibile».

Le difficoltà dell’automotive

L’automotive racconta una storia di brand forti in un contesto dinamico – sottolineano gli esperti di Interbrand -. Il mondo delle auto sta affrontando il complesso passaggio ai veicoli elettrici, dimostrando la resilienza dei brand di fronte a dinamiche di mercato difficili. Tra i brand automotive a maggior valore, Toyota, che con una crescita del 2% mantiene la sesta posizione; Mercedes (#10) e BMW (#14) che continuano a presidiare la Top 20, nonostante una riduzione del valore del brand rispettivamente del 15% e del 10%. Il valore del brand di Tesla ha registrato un calo del 35% a causa della maggiore concorrenza nel segmento dei veicoli elettronici, mentre BYD è entrata per la prima volta in classifica posizionandosi al 90° posto.

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