Storie Web martedì, Ottobre 21
Notiziario

Dovrebbe contenere le informazioni sanitarie principali di ogni paziente e diventa cruciale in caso di emergenze come l’arrivo di un malato in pronto soccorso, perché può essere consultabile da parte di medici e strutture anche in mancanza del consenso esplicito del diretto interessato. È il Profilo sanitario sintetico (Pss) o Patient Summary: il documento informatico contenuto all’interno di ogni fascicolo sanitario elettronico che, secondo un decreto del ministero della Salute, doveva essere operativo dal 30 settembre Ma i medici di famiglia, che avevano il compito di compilarlo e gestirlo, nella stragrande maggioranza dei casi non l’hanno fatto – al momento secondo gli ultimi dati disponibili solo il 5% dei dottori ha già redatto questo documento – e denunciano «enormi difficoltà» a partire dai sistemi informatici non aggiornati, oltre ai problemi che si pongono in termini di privacy e sicurezza dei dati. E così è in arrivo una proroga che fa slittare la scadenza per redigerlo a fine dicembre in un decreto che sarà esaminato dalla prossima Conferenza Stato Regioni.

Cos’è il profilo sanitario sintetico

Il profilo sanitario sintetico dovrebbe come detto essere redatto e aggiornato per ogni paziente dal medico di famiglia o dal pediatra di base: si tratta infatti di un documento informatico che riassume i dati clinici essenziali di un paziente come patologie croniche, allergie, terapie in corso, malformazioni e disabilità, protesi e anamnesi familiare. L’obiettivo è permettere una immediata conoscenza del quadro clinico del soggetto principalmente in situazioni critiche e di emergenza. Il cittadino può visualizzarlo tramite il proprio Fascicolo Sanitario Elettronico ed in caso di emergenza i dati possono essere consultati anche senza il consenso dell’assistito, sempre con l’obiettivo di assicurare un intervento tempestivo. Anche perché al momento meno di metà degli italiani ha dato il consenso all’utilizzo del fascicolo sanitario da parte degli operatori sanitari. Il Pss è previsto dal decreto del 2023 sul Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Agli inizi di settembre il ministero della Salute ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del 27 giugno 2025 con le indicazioni attuative per la definizione dei contenuti informativi del Pss ed il termine ultimo per la sua piena implementazione è fissato appunto al 30 settembre.

La protesta dei medici: troppi oneri e rischio privacy

Il termine del 30 settembre tuttavia, avvertono i medici, risulta puramente teorico dal momento che sono varie e spinose le questioni da risolvere, a partire da reti informatiche fragili, archivi da proteggere da possibili violazioni, oneri burocratici per medici già sovraccarichi. Critico il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi: “Il Pss potrà apportare migliorie nell’assistenza dei cittadini, ma presenta numerose e pesanti criticità connesse con la cyber-sicurezza, con la privacy, con problemi di natura etica e medico-legale. Sarà uno strumento a cui approcciarsi con grande cautela da parte dei colleghi che si troveranno a compilarlo”. Inoltre, afferma, “con un sistema informatico che fa acqua da tutte le parti, l’applicazione del nuovo decreto sul Pss sarà ardua se non impossibile. Ma, evidentemente, per rispettare i termini del Pnrr e aspirare a percepirne i relativi finanziamenti, tutti devono far finta che entro la fine di settembre questo sistema possa ragionevolmente andare a regime. Tutti, tranne chi con questo sistema deve lavorare e garantire la salute dei cittadini. Faremo sentire la nostra voce”.

Il rischio di possibili discriminazioni dei pazienti

Accanto ai nodi della sicurezza informatica e della privacy, l’Ordine di Milano richiama l’attenzione anche su un altro rischio: la possibilità che dati particolarmente sensibili vengano utilizzati in modo improprio sollevando dilemmi etici sull’inclusione di dati sensibili come dipendenze o disturbi psichici. Il Pss “solleva questioni etiche – sottolinea Rossi -. Alcuni dati, come quelli relativi alla salute mentale o alle dipendenze o ad alcune malattie, potrebbero essere considerati troppo sensibili per essere condivisi. C’è il rischio che il Pss possa essere utilizzato per discriminare i cittadini, ad esempio in ambito lavorativo o assicurativo”. Anche il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, esprime perplessità: “I sistemi software che gli studi dei medici di famiglia hanno in dotazione hanno bisogno di adattamenti e aggiornamenti finalizzati al Pss, che non sono stati effettuati. Quindi – afferma Scotti – il termine ultimo del 30 settembre è inattuabile”. Desta infine preoccupazione, conclude il vicesegretario Fimmg Nicola Calabrese, “la mancanza di una formazione specifica per i medici di base rispetto a questa nuova procedura che, oltre ad aumentare il carico in capo ai medici, ha una certa complessità”.

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