Storie Web domenica, Agosto 3
Notiziario

Si fa presto a parlare di agenti Ai, ma introdurli nelle organizzazioni sembra più complicato del previsto. Il forte entusiasmo iniziale ha lasciato spazio alla cautela, soprattutto per due temi, la privacy e l’etica che hanno fatto calare la fiducia drasticamente, passata dal 43% delle organizzazioni al 27%, nonostante gli agenti Ai sembrerebbero “colleghi” capaci di sviluppare un potenziale altissimo nelle organizzazioni. Un report del Capgemini Research Institute, “Rise of agentic AI: How trust is the key to human-AI collaboration”, stima infatti che l’Ai agentica sarà in grado di generare un valore economico fino a 450 miliardi di dollari entro il 2028 a livello globale. Nonostante questo, però, da un lato calano le società che dicono di avere fiducia, dall’altro due dirigenti su cinque, a livello globale, ritengono che i rischi superino i benefici in questa fase, secondo il report che è stato realizzato su 1.500 dirigenti di organizzazioni con fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari, in 14 paesi, tra cui l’Italia, e appartenenti a 13 settori diversi.

La gestione autonoma

In realtà l’evoluzione molto rapida dei nuovi strumenti legati all’Intelligenza artificiale mostra la necessità delle organizzazioni ad adattarvisi in maniera sostenibile per tutti. E se c’è una percentuale importante tra quelle che utilizzano l’Ai agentica in funzione di supporto, diverso è il discorso quando si parla di uso autonomo. Solo il 40% delle aziende dichiara di fidarsi degli agenti AI per la gestione autonoma di attività e processi, mentre la maggior parte non si fida completamente della tecnologia.

Il quadro italiano …

Le organizzazioni italiane, in linea con il trend globale, hanno meno fiducia negli agenti di intelligenza artificiale rispetto al 2024. Circa il 60% delle organizzazioni italiane è preoccupata da problemi di privacy, rischi per la sicurezza e rischio di pregiudizi indesiderati legati all’uso della Agentic Ai. Nei prossimi 12 mesi le organizzazioni italiane si aspettano che la collaborazione con l’Ai si traduca in un aumento delle competenze dei membri del team, mentre con una prospettiva a tre anni le stesse organizzazioni immaginano gli agenti Ai come membri autonomi all’interno di team supervisionati dall’uomo.

… e l’evoluzione delle funzioni più coinvolte

Lo spaccato italiano dei dati evidenzia un diverso approccio nel breve e medio termine e un’evoluzione delle funzioni coinvolte. Così nei prossimi 12 mesi tra le funzioni aziendali in cui le organizzazioni si aspettano che gli agenti di Ai gestiscano almeno un processo o un sottoprocesso al giorno, spiccano le funzioni di Sales, IT, Marketing&Communication e Finance. Quando si allarga l’arco temporale a tre anni, l’elenco si allunga e anche le operations rientrano tra le funzioni che secondo le organizzazioni italiane saranno più impattate dall’Agentic Ai.

Il potenziale e la trasformazione strutturata

Per Monia Ferrari, amministratore delegato di Capgemini in Italia «il potenziale economico degli agenti AI è enorme, ma tradurlo in realtà richiede più della sola tecnologia: serve una trasformazione strategica e strutturata che coinvolga persone, processi e sistemi. Per avere successo, le organizzazioni devono concentrarsi sui risultati, ripensando i propri processi con una visione ‘AI-first’. Al centro di questa trasformazione c’è la necessità di costruire fiducia, sviluppando l’Ai in modo etico e sicuro fin dalle fasi iniziali. Occorre anche riprogettare le strutture organizzative per favorire una sinergia efficace tra esseri umani e AI, creando le condizioni per valorizzare il giudizio umano e ottenere migliori risultati di business».

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