Roma non è una città o un comune come gli altri è la Capitale di Italia. Solo pochi giorni fa la premier Giorgia Meloni annunciava così l’approvazione in Consiglio dei ministri del Ddl costituzionale che attribuisce alla Città Eterna nuovi poteri fino ad oggi gestiti solo dalla Regione. E per portarsi avanti e farsi trovare pronta la Capitale d’Italia ha deciso, in accordo con l’Istat, di misurare il valore di Roma stimando annualmente il Pil e il valore aggiunto.
Il progetto
Per la prima volta il Pil di Roma verrà calcolato in modo sistematico e autorevole, grazie a un monitoraggio dettagliato che coinvolgerà tutti i principali macrosettori economici: agricoltura, industria e servizi. Dopo una fase sperimentale di 18 mesi, a partire dal 2027 Roma disporrà di dati aggiornati e disaggregati, fondamentali non solo per la pianificazione delle politiche comunali, ma anche per ottimizzare l’utilizzo delle nuove competenze e risorse derivanti dalla riforma costituzionale quando questa con la nuova consiliatura sarà operativa.
Come sottolineato dal sindaco Roberto Gualtieri, «disporre di stime economiche ufficiali è uno strumento indispensabile per la programmazione delle politiche e del governo del territorio», anche in virtù di un Pil che ha un peso specifico notevole nell’economia nazionale. Si tratta di un’innovazione attesa da anni e oggi ancora più necessaria vista la nuova cornice istituzionale che impone scelte mirate e trasparenti.
Dati economici certi per la Capitale
La riforma costituzionale, infatti, inserisce Roma tra gli enti costitutivi della Repubblica, riconoscendole potestà legislativa e autonomia finanziaria su molteplici aree strategiche: trasporto pubblico, urbanistica, commercio, cultura, turismo, governo del territorio. Questo salto di qualità istituzionale equipara Roma alle grandi capitali europee, superando il paradosso di una Capitale gestita con strumenti da comune ordinario.
In questo scenario, il Pil e il valore aggiunto diventano parametri determinanti per la distribuzione delle risorse, la definizione di nuove politiche fiscali e per il dialogo con lo Stato e con l’Europa. Dati aggiornati permetteranno di misurare l’impatto reale di ogni intervento, supportare le richieste di fondi e monitorare in tempo reale lo stato di salute dell’economia locale—non solo per le imprese e la pubblica amministrazione, ma anche per famiglie, terzo settore e cittadini.