Nel 2024, l’Italia ha registrato 357 gravi incidenti informatici, pari al 10,1% del totale mondiale. Un dato allarmante, se si considera che il nostro Paese rappresenta solo lo 0,6% della popolazione globale. A lanciare l’allarme è Confassociazioni, che con il proprio Centro Studi denuncia una crescente minaccia cyber, aggravata dall’uso sempre più spregiudicato dell’intelligenza artificiale da parte dei criminali.
«Nel nostro Paese la cybersecurity è una minaccia rilevante – affermano Angelo Deiana, Presidente di Confassociazioni, e Andrea Violetti, Presidente di Confassociazioni Digital – soprattutto a seguito della crescente diffusione dell’Ia generativa. I criminali stanno impiegando tecnologie di intelligenza artificiale per realizzare truffe ed email fraudolente sempre più sofisticate, con una crescita allarmante dei contenuti deepfake, video e audio manipolati per ingannare le vittime».
Attacchi informatici aumentati del 31%
Il report evidenzia come nel 2024 gli attacchi informatici siano aumentati del 31%, colpendo indistintamente tutti i settori. Particolarmente esposti risultano quelli sanitario, governativo, militare e finanziario. Ma a soffrire di più, in termini di vulnerabilità, è il mondo dell’informazione e dei media, bersaglio di attacchi quotidiani che minano l’integrità del sistema dell’informazione e alimentano quella che gli esperti definiscono una “guerra ibrida”.
I settori più esposti
Le cifre parlano chiaro: solo nei principali comparti produttivi si registrano circa 20 attacchi gravi al giorno. Tra questi: un incremento del 36% negli attacchi DDoS, che bloccano servizi online essenziali; circa 150 attacchi ransomware, soprattutto contro aziende e ospedali, con richieste di riscatto e interruzioni operative; il settore dei servizi (energia, trasporti, banche, telecomunicazioni) è stato colpito dal 58% degli attacchi totali; il manifatturiero, pur meno bersagliato, resta comunque esposto. Unico segnale positivo arriva dal comparto bancario e finanziario, dove gli attacchi sono diminuiti dell’8%. Un calo attribuito all’effetto delle nuove normative europee (come Dora e Nis2) e a maggiori investimenti in sicurezza, specialmente in tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.
Rafforzamento della governance
Ma il quadro complessivo rimane critico. «Nonostante i progressi – concludono Deiana e Violetti – l’Italia resta un obiettivo centrale del cybercrime, colpito su tutti i fronti: cittadini, imprese e pubblica amministrazione. È necessario rafforzare la governance del rischio cyber e promuovere una vera cultura della cybersecurity, con azioni concrete che coinvolgano l’intera società, dalle filiere produttive alle scuole». Un appello forte che richiama la politica, le imprese e il mondo dell’istruzione a un impegno comune per colmare un divario che oggi gioca tutto a favore degli aggressori.