Storie Web giovedì, Giugno 19
Notiziario

Giorgia Meloni ha introdotto la terza sessione di lavoro del G7, intitolata “Comunità sicure” e concentrata sul tema migratorio, ribadendo che bisogna contrastare le cause del fenomeno migratorio, con un approccio di cooperazione con i Paesi africani come quello del Piano Mattei. Seppur lodevoli i piani strategici di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente, si scontrano con la realtà italiana e i limiti del bilancio pubblico – accentuato dalla bocciatura del referendum che proponeva di accellerare i tempi per gli stranieri di chiedere cittadinanza. L’apertura all’immigrazione potrebbe aprire uno spiraglio al problema del declino demografico, che non può essere affrontato con il solo aumento delle nascite.

La Germania riduce i tempi per ottenere la cittadinanza

Ma l’Italia non è un eccezione nel resto dell’Europa, che sta affrontando un calo demografico senza precedenti. In Germania il numero di lavoratori anziani rispetto al 2004 è quadruplicato: secondo l’Ufficio federale di statistica, lo scorso anno oltre 1,1 milioni di persone di età pari o superiore a 67 anni erano ancora occupate, 51mila in più rispetto al 2023. L’invecchiamento della popolazione sta provocando gravi carenze di personale nelle aziende. Il modo migliore per riempire il vuoto, oltre a far restare un pò di più al lavoro chi dovrebbe andare in pensione, è ricorrere agli immigrati. Lo scorso anno il numero di persone a cui è stata concessa la cittadinanza tedesca è balzato di quasi il 50%. Il precedente governo, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, aveva ridotto i termini per ottenere la cittadinanza da otto a cinque, con l’obiettivo di attirare in Germania più lavoratori specializzati. Uno studio dell’economista Martin Werding stima che se la Germania dovesse portare il numero di nuovi immigrati a duecentomila all’anno, lo stato tedesco nel lungo periodo «potrebbe contare su sostanziose entrate aggiuntive, perché gli immigrati sono in media più giovani e, quando trovano lavoro, garantiscono entrate alle casse della sanità e del sistema pensionistico, oltre a rafforzare i consumi».

Il 40% della crescita spagnola può essere attribuibile all’immigrazione

I casi di paesi che sostengono la propria economia cercando di gestire al meglio l’immigrazione non mancano. Secondo l’istituto nazionale di statistica (Ine) il numero di abitanti in Spagna «ha superato i 49 milioni nel 2024, con un aumento netto di 450mila residenti, arrivati soprattutto dalla Colombia, dal Venezuela e dal Marocco. Nel 2022 il saldo migratorio era stato di 727mila persone, nel 2023 di 642mila. In tre anni la popolazione è aumentata di 1,6 milioni». L’aumento della popolazione contribuisce alla forte crescita della territorio iberico, che «nel 2024 è stata del 3,2% contro l’1,1% della Francia e lo 0,2% della Germania. A dicembre del 2024 il primo Ministro Pedro Sánchez commentava che «il 40% della crescita attuale poteva essere attribuito all’immigrazione, che sostiene in particolare i consumi. L’anno scorso solo sessantamila dei 470mila posti di lavoro creati sono stati occupati da persone nate in Spagna, e l’88% è andato a residenti stranieri o persone nate all’estero con doppia cittadinanza. Negli ultimi quattro anni l’immigrazione ha coperto il 70% dei posti di lavoro creati» conclude il primo Ministro spagnolo.

Il calo delle nascite in Italia

Il numero di nascite, rispetto al numero di italiani che hano lasciato il paese è diminuito del 2,6%. In particolare, nel 2024 sono nati 370mila bambini, diecimila in meno rispetto all’anno precedente e mezzo milione in meno rispetto a 10 anni fa, registrando il sedicesimo anno consecutivo di calo. Sono stati 191mila, invece, gli italiani che si sono trasferiti all’estero, il 20,5% in più rispetto al 2023. Secondo i dati Istat del 2025, tra il 2021 e il 2025 è raddoppiata l’incidenza di lavoratori sopra i 55 anni rispetto a quelli con 35 anni.

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