Storie Web sabato, Giugno 7
Notiziario

Fermare per un anno la concessione di nuove autorizzazioni all’impianto che consentono l’allargamento dell’1% del vigneto Italia (circa 6.500 ettari l’anno). È la proposta votata oggi da Unione italiana vini (Uiv) nel corso del Consiglio nazionale della principale organizzazione di settore, che si è tenuto in Puglia ospite dell’Azienda Agricola Rocca-Leverano (Lecce).

Si tratterebbe di una misura transitoria, quella che si propone di stoppare almeno per un anno la concessione di nuove autorizzazioni all’impianto (le licenze che è necessario detenere insieme alla titolarità del vigneto per produrre vino ndr) come previsto dall’ultima riforma dell’Ocm vino. Secondo Uiv la misura è necessaria soprattutto alla luce di un trend di mercato che vede i consumi, sia in Italia che all’estero, procedere a rilento e – soprattutto – le giacenze di vino ancora invenduto nei paesi produttori a livelli ancora molto elevati.

«Uiv – ha commentato il presidente, Lamberto Frescobaldi – ritiene utile questa misura transitoria volta a contenere il potenziale viticolo, a patto che si avvii contestualmente una riforma sul potenziale vinicolo, così come sui quantitativi delle rese (ovvero la quantità di uva che è possibile produrre da un ettaro di vigneto a seconda delle caratteristiche del vino finale ndr) previste nei disciplinari e per i vini comuni. Il contesto di mercato ci impone senso di responsabilità e politiche di revisione: l’Italia a oggi è l’unico grande Paese produttore al mondo che registra una crescita del vigneto a fronte di un calo volumico della domanda a livello globale di quasi il 10% negli ultimi 5 anni».

«Lo stop di un anno alle autorizzazioni all’impianto – ha aggiunto il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – garantirebbe, inoltre, il tempo tecnico per avviare un momento di confronto e revisione del sistema con tutti gli attori coinvolti, a partire dall’introduzione di nuovi criteri di priorità che dovrebbero valorizzare la collina e la montagna, e areali che producono vini performanti sul mercato. Allo stesso tempo, sarebbe l’occasione di fare chiarezza sui dati: oggi sappiamo quanto viene assegnato ma non quanto viene effettivamente impiantato, in particolare sui reimpianti. Ma non possiamo aspettare passivamente una riforma dall’alto del nostro comparto – ha concluso –. I territori, a partire dalle aziende e dai Consorzi di tutela, devono intervenire con razionalità su questi temi e su una riorganizzazione regionale delle denominazioni. È ora di riportare il vino sul pianeta terra se vogliamo vincere la sfida della competitività e garantire ai viticoltori il giusto compenso”.

Secondo le stime dell’Osservatorio Uiv, a fine della campagna viticola (il prossimo 31 luglio) il livello delle giacenze si attesterà attorno ai 42-44 milioni ettolitri di vino e mosto, l’equivalente circa un’intera vendemmia. E’ necessario correre ai ripari, gli strumenti ci sono.

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