Storie Web sabato, Giugno 7
Notiziario

L’analisi della Fabi – Federazione autonoma bancari italiani – fotografa la situazione del mercato dei mutui in Italia nel contesto della politica monetaria espansiva adottata dalla Bce a partire dal 2023. La Banca centrale europea ha operato otto tagli consecutivi ai tassi d’interesse, portando ad oggi il tasso ufficiale dal 4,5% al 2%. «Il taglio dei tassi da parte della Bce rappresenta un segnale importante, forte e atteso, ma ora serve un cambio di passo e uno sforzo condiviso, anche da parte delle banche, per far arrivare maggiori benefici alla clientela» commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. La trasmissione di questi tagli all’economia reale non si è, ancora, tradotta in vantaggi rilevanti per famiglie e imprese.

Mutui: un mercato polarizzato e in ripresa lenta

Il totale dei mutui in essere concessi alle famiglie italiane ha raggiunto quota 380,1 miliardi di euro, con una crescita di appena 3,7 miliardi tra il 2022 e il 2024 (+1%). I prestiti alle famiglie tra maggio 2024 e marzo 2025 sono aumentati di quasi 8 miliardi, pari al +1,9%. Il mercato è fortemente concentrato in poche grandi città: Roma e Milano, da sole, rappresentano quasi il 23% del totale nazionale, con oltre 86,9 miliardi di euro in mutui attivi. Seguono Napoli, Torino, Bologna e Firenze. Le prime dieci città italiane totalizzano quasi 140 miliardi, cioè oltre un terzo del mercato nazionale. Nonostante il crollo del tasso Bce, il Taeg (tasso annuo effettivo globale) medio sui mutui è passato da 4,72% (ottobre 2023) a 3,54% (marzo 2025), con una riduzione di soli 118 punti base. Questo scarto limitato dimostra che la riduzione del costo del denaro non si è ancora tradotta in un vantaggio significativo per famiglie e imprese. Inoltre, si osserva un riavvicinamento tra tassi fissi e variabili, mentre il costo dei mutui fissi ha mostrato segnali di lieve risalita nei primi mesi del 2025, frenando la convenienza dei nuovi prestiti.

Differenze regionali marcate

Il mercato dei mutui ha mostrato andamenti territoriali molto differenziati: le regioni con la crescita maggiore sono Sardegna (+3,3%), Puglia (+3%), Emilia-Romagna (+2,1%), Veneto (+1,8%) e Campania (+1,4%). In valori assoluti, la Lombardia ha segnato l’incremento più consistente (+1,4 miliardi), trainata da Milano. Le regioni in calo includono Liguria (-3,5%), Molise (-2,8%), Valle d’Aosta (-2,5%), Calabria (-1,8%) e Piemonte (-1,5%). Questa geografia del credito evidenzia una sorta di “Italia a due velocità”, dove le grandi aree urbane e alcune regioni del Sud sono più dinamiche, mentre il Nord Ovest e altre aree periferiche faticano a tenere il passo.

Focus su famiglie e tassi

Le famiglie italiane indebitate sono circa 6,9 milioni, ovvero il 25% del totale, e tra queste 3,5 milioni hanno un mutuo casa. I mutui a tasso variabile rappresentano circa un terzo del totale erogato (125 miliardi), mentre i restanti sono a tasso fisso (255 miliardi). Le famiglie con mutui variabili sono state le più colpite dall’impennata dei tassi tra 2022 e 2023, con aumenti delle rate anche del 70–80%. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha sottolineato che il taglio dei tassi da solo non basta. Serve un’azione politica coordinata per: ridurre realmente i tassi bancari; allargare i criteri di accesso al credito; sostenere famiglie fragili, giovani, lavoratori precari e piccole imprese; rendere il credito uno strumento di sviluppo, giustizia economica e fiducia sociale.

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