Si congelano sperma e ovociti da cui nasceranno i bambini delle generazioni post-conflitto. Interpretata come contromossa al declino demografico: un investimento sul domani o una necessaria operazione aritmetica per garantire una generazione a rischio. Le ragioni politiche di questa decisione si possono notare osservando i conflitti attualmente in corso.
La sopravvivenza di una famiglia, nonchè di un popolo, resta un obiettivo primario. Non a caso il “baby boom” per antonomasia è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale, all’epoca non esitevano ancora tecniche e innovazioni scientifiche che potevano, come oggi, anche solo poter pensare alla conservazione del proprio seme, ma il senso di urgenza nel preservare e procreare ha sempre caratterizzato gran parte delle guerre.
Russia e Ucraina
Già dal 2022 l’Istituto Clinico di Medicina Riproduttiva di Ekaterinburg, sugli Urali, che per primo ha avuto l’idea, ha criocongelato lo sperma di decine di migliaia di giovani uomini in partenza per la guerra. L’insolito incremento si verificherebbe ogni qualvolta il Cremlino richiama alle armi nuovi uomini.
Tale materiale genetico, arrivato da tutte le regioni della Russia in seguito a una direttiva sostenuta, politicamente ed economicamente, dalle autorità centrali governative, è stato conservato con la finalità di esser utilizzato in futuro, qualora necessario, per «minimizzare le perdite demografiche».
Prima dell’inizio del conflitto, le cliniche di fertilità in Ucraina erano usate moltissimo da coppie straniere. La clinica privata Ivmed a Kyev ha finora registrato un’impennata di richieste solo tra i militari ucraini. I programmi attivati finora permettono di congelare i propri ovuli gratuitamente.