Storie Web mercoledì, Aprile 16
Notiziario

Tre anni di lavori per una ristrutturazione che – come sempre accade quando si lavora su edifici storici – ha riservato molte (belle) sorprese, a partire dalla scoperta di affreschi che sono stati riportati in vita. La boutique Louis Vuitton di via Montenapoleone 2 ha riaperto al pubblico venerdì scorso: quattro piani distribuiti su circa 5mila metri, il doppio dello spazio precedente, con una novità che sembra pensata apposta – quasi certamente lo è – per celebrare la settimana del design. Del rinnovato negozio colpiscono, oltre alla luce, il doppio spazio dedicato alla ristorazione: un Café con vista su Montenapoleone e un vero e proprio ristorante, Da Vittorio, frutto della partnership con la famiglia Cerea.

Ma la vera sorpresa è il piano dedicato alla casa, idealmente collegato (in linea d’aria sono poche centinaia di metri) a Palazzo Serbelloni, in corso Venezia, dove sono esposti, fino a domenica 13, oltre a complementi d’arredo e art de la table, gli Objets Nomades, il nome dato da Louis Vuitton alla linea di mobili, per richiamare sempre l’idea del viaggio (anche solo con l’immaginazione), identitaria per la maison. «Nei primi giorni di apertura della boutique circa metà dei clienti sono stati italiani: non siamo del tutto sorpresi, perché Milano è da sempre molto legata a Louis Vuitton, ma è comunque un dato che ci incoraggia a rafforzare i legami con la città», racconta Pietro Beccari, presidente e ceo della maison del gruppo Lvmh, che ha annunciato una donazione al Comune di Milano per la valorizzazione di un’area del Castello Sforzesco.

Sollecitato sulla questione dazi prima ancora che Trump li confermasse e poi congelasse, Beccari ha detto che «la maison resta concentrata sulla creazione di prodotti ed esperienze uniche da offrire a clienti storici e non: è un viaggio che prosegue e che continuerà a riservarci sorprese che vorremmo raccontare sempre meglio a chi entra nelle nostre boutique». In via Montenapoleone lavorano circa cento persone, alle quali – come avviene per tutte le maison di Lvmh, il più grande gruppo del lusso al mondo – viene fatta un’attenta (e continua) formazione. Tema delicato anche i prezzi: negli ultimi anni alcuni marchi di alta gamma li hanno alzati ben oltre l’inflazione: «Un adeguamento è fisiologico ed è legato all’aumento dei costi di alcune materie prime, ad esempio. Ogni altro rialzo è legato esclusivamente a un cambiamento oggettivo dei prodotti o a un’ulteriore crescita della qualità: la nostra ambizione è che questa sia sempre autentica, comprensibile e spiegabile», ha sottolineato l’ad di Louis Vuitton, maison alla quale è riconducibile circa un quinto degli oltre 80 miliardi di fatturato di Lvmh.

Last but not least, la maison non ha mai rinunciato a offrire prodotti di “lusso accessibile”, accanto ai pezzi unici e agli special order: «Il nostro mondo, il viaggio che invitiamo a fare, vuole essere aperto a tutti, come questa boutique», conclude Beccari.

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