Le immagini del ciclo regolare degli astri, dell’ordine di un solco che segna la terra, ricorrono spesso nei ricordi di Brunello Cucinelli. L’imprenditore li evoca come componenti di una sorta di personale senso dell’armonia, derivante dall’aver vissuto i primi anni di vita da figlio di una famiglia di contadini, a stretto contatto con la natura. E che da adulto lo ha naturalmente condotto a voler conferire forme altrettanto armoniche a quello che ha realizzato: la sua azienda, i suoi spazi di lavoro, i progetti culturali che ne sono derivati. Un’architettura, dunque, imprenditoriale e filosofica che gli è valsa il titolo di dottore di ricerca honoris causa in “Design per il Made in Italy: Identità, Innovazione e Sostenibilità” conferito ieri dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Caserta, nella sede che dista poche centinaia di metri dalla Reggia firmata dal celebre architetto.
«Il nostro podere era molto ordinato, le vigne curate, il campo di grano tagliato anche negli angoli più remoti, persino le stalle dove si trovavano gli animali erano perfette – ricorda -. Vitruvio, uno dei miei maestri, sosteneva che ogni costruzione deve essere solida, utile e bella. Ho cercato di realizzare questi principi, creando un’azienda che possa durare per secoli, utile alle persone, al territorio e al Paese».
L’azienda è in effetti molto solida, anche nei numeri: nel 2024 il fatturato ha raggiunto 1,27 miliardi di euro, in aumento del 12,4% rispetto al 2023, con l’obiettivo di crescere ancora del 10% quest’anno. Nel tempo i profitti, secondo l’etica di Cucinelli, sono stati usati anche per dar forma ad altri tipi di architetture: il borgo di Solomeo, sede dell’azienda, riportato in vita a partire dagli anni Ottanta, quando recuperare dei borghi semi abbandonati suonava ancora come una bizzarria, e dove con il tempo sono sorti la manifattura, il teatro, il monumento “Tributo alla dignità dell’uomo”, la cantina, e si sta completando la Biblioteca Universale.
A poco più di 120 km di distanza da Solomeo, sempre in Umbria, sono in corso i lavori per riedificare dalle sue macerie il borgo di Castelluccio di Norcia, devastato dal sisma del 2016 e per il quale due anni fa a Milano Cucinelli ha presentato il progetto urbanistico, unione di recupero del passato e tecniche antisismiche all’avanguardia. Entro la fine dell’estate, poi, dovrebbero essere inaugurati gli ampliamenti delle manifatture: la prima fase del raddoppio di Solomeo (che recupera edifici in stato di abbandono della zona) e quello di Penne, in Abruzzo, anche questi pensati come luoghi dove chi lavora è riconosciuto e valorizzato, sulla scia della visione che Cucinelli condivide con altri imprenditori italiani come Alessandro Rossi, Adriano Olivetti, Luisa Spagnoli.
Costruire per restare è anche investire nel futuro, mentre aumentano i timori per le conseguenze dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Le Americhe sono storicamente il primo mercato per Cucinelli, con una quota di circa il 37% dei ricavi (e cresciute del 18% nel 2024): «Non sono preoccupato. Reagiremo a un possibile aumento dei prezzi investendo ancor più sulla qualità e sull’esclusività – commenta-. E poi, abbiamo già superato molti momenti difficilissimi: la crisi del 2008, quella del 2011, il Covid, quando sembrava fossimo tutti destinati a chiudere. Ricordiamoci che chiunque è custode di qualcosa, lo è per un tempo definito. Credo che stia arrivando un tempo nuovo, lo si avverte in un rinnovato desiderio di umanità, della necessità di un nuovo equilibrio fra scienza e anima. Un tempo animato da un nuovo contratto sociale con il creato, che saranno i giovani a scrivere e realizzare». Come architetti, pieni di fiducia.